Un corso universitario per insegnare agli studenti il rispetto della persona, dei diritti umani e soprattutto, della donna. E’ unico nel suo genere, il primo in Italia, il seminario intitolato “La violenza contro le donne” che la facoltà di Filosofia dell’Università di Bologna ha deciso di avviare “per indagare – spiega Annarita Angelini, docente di storia della Filosofia – sotto diversi punti di vista, a partire dalle radici culturali, quella che oggi è una vera e propria emergenza sociale”. La violenza perpetrata ai danni delle donne, un fenomeno che, si stima, in Italia arrivi a contare 6.743.000 vittime di un’età compresa tra i 16 e i 70 anni, 2403 i casi segnalati nella sola Emilia Romagna tra il 1 gennaio e il 31 ottobre 2013. Donne vittime di violenza, di abusi, di maltrattamenti. Donne uccise in quanto donne.

“Il seminario è una novità – racconta Angelini che coordinerà il corso con il supporto di Valeria Babini, docente di filosofia e responsabile scientifica del progetto – ma la speranza è che anche altre facoltà prendano l’idea e avviino un proprio percorso formativo, perché tutte le istituzioni devono occuparsi di questo problema. Il governo, che recentemente ha approvato la legge 119 sul femminicidio, le forze dell’ordine, e ovviamente anche l’università, preposta alla trasmissione del sapere e alla formazione dell’individuo. Perché la violenza contro le donne non è solo un’emergenza di ordine pubblico, è anche una questione di civiltà e cultura”.

Il seminario sarà presentato lunedì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e verrà inserito all’interno del piano di studi degli studenti iscritti alla facoltà di Filosofia, che avranno l’obbligo di partecipare alle 15 lezioni, per un totale di 30 ore, al fine di ricevere l’attestato di partecipazione e conseguire il titolo di studio. “Inizialmente l’idea era rivolta ai nostri studenti – continua la coordinatrice – ma l’iniziativa ha avuto più successo di ciò che ci aspettavamo. E’ un bellissimo segnale, e speriamo che significhi una maggiore attenzione per questo problema”.

Perché se all’Università di Bologna gli studi di genere, volti, cioè, a indagare gli atteggiamenti e i comportamenti sociali, economici e politici legati, ad esempio, alla donna o all’uomo, all’eterosessuale, all’omosessuale o al transessuale, sono portati avanti in diverse facoltà, l’ambito è ancora poco sviluppato in Italia, “e difficilmente in forma obbligatoria”. Tanto che il corso ha già destato l’apprezzamento della presidente della Camera, Laura Boldrini, e del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, entrambe firmatarie di una lettera che riconosce l’aspetto “avanguardistico” dell’iniziativa.

“E’ effettivamente un’esperienza pioneristica, che stiamo portando avanti non senza difficoltà, soprattutto burocratiche – racconta la professoressa – ma crediamo in questo progetto, e nella sua importanza per gli studenti. Agli incontri, tra l’altro, parteciperanno numerosi ospiti, da Remo Bodei alla scrittrice Dacia Maraini, con il loro contributo cercheremo di analizzare ogni aspetto di questo tema: da quello sociologico a quello storico, dal punto di vista criminale, al punto di vista linguistico. Perché siamo convinti che per contrastare con efficacia la violenza contro le donne sia indispensabile anche un’analisi rigorosa e profonda del sostrato culturale sul quale è cresciuta, nonché della mentalità sedimentata, diffusa, sottilmente connivente, che ancora la alimenta, tollerando relazioni di potere diseguali, abusi, violazioni, relegandoli alla sfera dei comportamenti privati o patologici”.

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