Chi sceglie un’auto che consuma molto paga di più. E con quei soldi lo Stato incentiva chi ne compra una meno inquinante. Il concetto è semplice: si tratta del meccanismo bonus-malus, già noto per le assicurazioni, applicato agli incentivi per l’acquisto delle auto nuove. Potrebbe essere proprio questa la “forma di intervento legato alle vetture con alimentazione alternativa” di cui ha parlato pochi giorni fa il ministro allo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Premesso che per ora non c’è nulla di ufficiale, di certo c’è che il governo Letta è intenzionato a trovare qualche forma di incentivo per rianimare il mercato dell’auto, in coma profondo da 41 mesi consecutivi; un comparto che chiuderà probabilmente il 2013 al di sotto di 1,3 milioni di vetture, vale a dire su livelli da anni ’70.

Il criterio “bonus-malus”, che ha buone probabilità di entrare in vigore dall’inizio del 2014, presenta un vantaggio notevole; in teoria, l’operazione si finanzia da sé, a differenza degli incentivi alla rottamazione a fondo perso, che il ministro ha già escluso di poter offrire. In Francia, agevolazioni all’acquisto di vetture poco inquinanti basati su un meccanismo di questo tipo sono in vigore già dal 2008, ma il conto è andato in pari solo nel 2012, quando per la prima volta le entrate dei malus hanno coperto le spese generate dai bonus. Nel complesso, dal 2008 al 2011, il sistema è costato allo Stato francese 1,45 miliardi di euro.

In Francia, i bonus e i malus sono calcolati in percentuale sul prezzo d’acquisto, fino a un massimo stabilito in base alle emissioni di CO2 per cui il veicolo è stato omologato. Le emissioni di CO2 sono direttamente proporzionali al consumo, ma cambiano in base al tipo d’alimentazione: le auto a gasolio, a parità di consumo, emettono più anidride carbonica di quelle a benzina. Per un’auto elettrica Oltralpe il bonus può arrivare a 6.300 euro. Per quelle che emettono fra i 21 e i 50 g/km di CO2, come per esempio l’ibrida Toyota Prius Plug-in (modello che può anche ricaricare le batterie alla presa di corrente), il bonus scende a 4mila euro. Per una Prius classica, però, non è previsto alcun incentivo, perché emettendo già 92 g/km di CO2, l’ibrida Toyota si trova nella fascia ‘neutra’, che non viene né incentivata né penalizzata. A pagare dazio, così, sono coloro che scelgono un’auto che emetta più di 130 g/km di CO2. Si parte con 150 euro di penalità, per arrivare agli 8mila euro per chi compra un’auto omologata per più di 200 g/km di CO2.

Al di là delle discussioni che stanno animando i francesi a proposito della distribuzione degli scaglioni e della riduzione degli incentivi 2014, rispetto a quelli del 2013, è interessante vedere come, durante i quasi sei anni di applicazione, questo abbia influenzato il mercato francese. Secondo il quotidiano Les Echos, la scelta delle vetture considerate neutre e di quelle poco penalizzate o incentivate non sarebbe stata influenzata più di tanto dalla legge: quando si decide quale auto acquistare, 100 o 200 euro di tassa sono quasi ininfluenti rispetto alle offerte dei concessionari. Ma là dove i vantaggi o le penalizzazioni pesano, qualche effetto si vede. Riferendosi alle tariffe del 2012, Les Echos nota che nei primi sei mesi dell’anno il bonus ha fatto progredire i veicoli elettrici (+110%), ma le vendite restano modeste (4.777 unità). E a proposito del malus massimo (nel 2013, 6mila euro), il quotidiano francese riporta che “le vetture più colpite, come la Porsche Cayenne o la Range Rover, hanno visto le loro vendite crollare del 64%”.

Oggi, in Italia, le auto di grossa cilindrata sono già state colpite – anche se in misura minore – dal superbollo Monti, rivelatosi fallimentare visto che a fronte dei 168 milioni di euro attesi dall’addizionale per il 2012 lo Stato ne ha persi 140. Chi pensa di poter sfruttare l’occasione degli incentivi 2014 dovrà ricordarsi di agire subito: i fondi saranno probabilmente molto ridotti e potrebbero esaurirsi velocemente.

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