“Siamo lieti di presentare la mostra La Grande Bellezza, anzi no La Grande Magia”. Si corregge subito il presidente del MAMbo, Lorenzo Sassoli de Bianchi mettendo da parte il film di Sorrentino appena uscito in dvd e ritornando, tanto e tale l’entusiasmo per l’inaugurazione, a La Grande Magia uno dei più importanti eventi espositivi europei che dal 20 ottobre 2013 al 16 febbraio 2014 occuperà le sale del Museo d’Arte Moderna di Bologna. 93 opere scelte dalla Collezione UniCredit, che ne raccoglie tra caveau di sedi italiane ed esteri del gruppo bancario circa 60 mila, per riunire nelle sale del museo bolognese i capolavori e le opere più significative di una tra le maggiori collezioni d’Europa.

La mostra, a cura di Gianfranco Maraniello (Direttore del MAMbo), Walter Guadagnini, e in collaborazione con Bärbel Kopplin, ruota intorno all’idea guida della magia come “trama” che ricorre nella storia dell’arte. Magia intesa come trasformazione della materia vivificata in opera d’arte, come capacità di possedere la realtà in immagini, come forza simbolica di un sapere non scientifico che interviene sul mondo tangibile, magia quale forma di seduzione per lo sguardo.

“Voltaire diceva che le streghe hanno smesso di esistere quando hanno smesso di bruciarle”, spiega Guadagnini durante l’incontro con la stampa per il vernissage, “affermazione di pregio e condivisibile, tanto che la vittoria della cultura scientifica ha portato alla scomparsa della superstizione. Però pur vivendo in un’epoca razionale il magico riemerge in continuazione affascinandoci e incantandoci inspiegabilmente”.

Una ricerca all’interno del percorso dell’arte occidentale – a partire dal Cinquecento – delle ombre ammalianti di ciò che sfugge a una classificazione razionale, del mistero, del simbolo, del segreto, che ha portato ad una selezione di otto aree tematiche: Il mago moderno e la pittura antica, Qualunque incanto è magia, La vertebra della balena, Ricettari, corpi e crogiuoli (1 e 2), Il linguaggio e le regole del gioco, L’officina di Pigmalione, Dodici lavatrici e la rottura dell’ordine, L’illusione della negromanzia.

Si inizia dai lavori più antichi: Psiche abbandonata da Amore (1525 ca.) di Dosso Dossi, Aracne tesse la tela (meglio conosciuta come L’Indovina, 1660 ca.) di Antonio Carneo, Capriccio architettonico di Marco Ricci (1700) e Il lamento dell’ora di Jean Baptiste Greuze (1775), che vengono posti in dialogo con una scelta di libri “magici” prestati dalla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, per arrivare a quelli di artisti contemporanei delle ultime generazioni: da Christian Marclay a Grazia Toderi, da Markus Schinwald a Clare Strand, fino a Elina Brotherus, Jeppe Hein, Beate Gütschow e Hans Op de Beeck; passando per maestri come Gustav Klimt, Giorgio de Chirico, Fernand Léger, Giacomo Balla, Edward Weston, Kurt Schwitters, Yves Klein, Arnulf Rainer, Georg Baselitz, Gerhard Richter, Peter Blake, Christo, Günter Brus, Mimmo Jodice, Gilberto Zorio e Shirin Neshat.

Specifiche riflessioni, che attraversano longitudinalmente lo spazio della mostra, riguardano le principali innovazioni tecnologiche che hanno determinato cambiamenti irreversibili nell’immaginario umano e nei processi dell’arte: l’invenzione della stampa tipografica, l’avvento della fotografia e la nascita del cinema, con le conseguenti possibilità aperte agli artisti. Ai testi antichi della prima sezione si aggiungono un’ampia selezione di opere fotografiche provenienti dalla collezione FOTOGRAFIS di UniCredit Bank Austria AG (esposta a Salisburgo) e una scelta di filmati d’epoca (Fratelli Lumière, George Méliès, Jean Cocteau), resi disponibili grazie alla collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna.

L’allestimento negli imponenti volumi della Sala delle Ciminiere del MAMbo e negli spazi circostanti non obbliga volutamente il visitatore a un percorso prestabilito ma esalta l’incontro tra le opere e la peculiarità del contesto espositivo creando, fin dalla prima sala, l’illusione di entrare in uno spazio magico, in cui la sorpresa si accompagna a straniamento e mistero.

Per informazioni: www.mambo-bologna.org

Articolo Precedente

La città dolente: urbanistica e infrastrutture nella crisi

next
Articolo Successivo

Bus frena per evitare auto: 21 feriti a Bologna

next