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Agenzia delle Entrate, dirigente Pesaro arrestato per corruzione e concussione

Operazione della Guardia di Finanza. Il capo ufficio controlli della Direzione provinciale avrebbe ottenuto sconti, regali e acquisti agevolati da un’azienda per ammorbidire i controlli su un’evasione da 50-60 milioni. Indagate altre sette persone. L'Agenzia: "Il dirigente già sospeso, massima collaborazione nelle indagini"
Agenzia delle Entrate, dirigente Pesaro arrestato per corruzione e concussione
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Il capo ufficio controlli della Direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro Piero Micheli è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per concussione e corruzione. Avrebbe ottenuto ‘utilità’ da un’azienda mobiliera per ammorbidire i controlli su un’evasione da 50-60 milioni. Indagate altre sette persone, fra cui due funzionari dell’Agenzia. 

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Con i due funzionari (uno dei quali nel frattempo andato in pensione), Micheli avrebbe fatto in modo che gli accertamenti fiscali sulla ditta in questione, una grande impresa con sedi a Fermignano e Pesaro, finissero in fondo alla lista dei controlli da eseguire. Un meccanismo rodato, venuto alla luce quando il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Pesaro Urbino ha cominciato a indagare sulla evasione multimilionaria dell’azienda mobiliera. I reati ipotizzati dalla procura di Urbino, che coordina l’inchiesta, vanno dalla concussione alla corruzione, all’abuso d’ufficio e sottrazione di atti pubblici.

Venti le perquisizioni condotte dalle Fiamme gialle, nell’ambito dell’operazione ribattezzata in codice ‘Fisco amico’. Il capo ufficio controlli delle Entrate è stato messo agli arresti domiciliari, mentre le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori episodi corruttivi analoghi. I benefici acquisiti dal funzionario infedele sarebbero ‘utilità di natura materiale’- acquisti agevolati, sconti, regali – ma non ‘mazzette’ in denaro. 

La direzione regionale delle Marche dell’Agenzia delle Entrate comunica di aver offerto da subito la massima collaborazione all’autorità giudiziaria. L’amministrazione, si legge in una nota, aveva già autonomamente avviato l’iter previsto dalla normativa disciplinare accertando profili di illegittimità amministrativa per i quali era stata disposta la sanzione della sospensione disciplinare dal servizio insieme alla revoca dell’incarico dirigenziale.

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