Da ieri a mezzanotte, nel primo minuto del primo giorno del nuovo anno fiscale, la Riforma Sanitaria, conosciuta come ObamaCare, è entrata ufficialmente in vigore. Da mezzanotte, i 48 milioni di americani senza copertura sanitaria, potranno comprare assicurazioni a basso costo e usufruire di aiuti governativi se impossibilitati a pagare. Per tutti coloro che acquisteranno entro la metà di dicembre, sarà garantita copertura già dal primo gennaio. Per chi acquisterà dopo (la scadenza, per non incorrere in multe, è il 31 marzo), la copertura scatterà il mese successivo.

Obama ha difeso questa riforma con caparbietà. I repubblicani che hanno la maggioranza alla Camera, in questi anni, hanno votato per ben 44 volte per cancellare una legge che non vogliono perché rappresenta la vittoria più importante di questo presidente. Per 44 volte hanno votato contro inutilmente, perché poi il Senato respingeva il tentativo. 

Per infliggere un colpo ad Obama, i repubblicani sono riusciti persino a far arrivare la Riforma alla Corte Costituzionale che si è dovuta esprimere sulla sua costituzionalità. Costituzionale: questo il responso.

Ma l’opposizione non è finita. Fino all’ultimo ricatto. Quello di queste ultime settimane, in cui si chiedeva ad Obama di rinunciare alla Riforma Sanitaria in cambio dei voti per alzare il tetto del debito ed evitare quella cosa che si chiama “shut down”, chiusura. Non ci sono soldi per pagare i conti, il governo si ferma. 

Obama, il presidente del dialogo ad ogni costo, per fortuna, ha detto no. Lo ha detto e lo ha ripetuto. Evidenziando la pochezza di un manipolo di deputati che per colpire lui (e 48 milioni di americani) non ha esitato a far scattare un processo che infliggerà un duro colpo all’economia del paese ancora traballante e determinerà il licenziamento di centinaia di migliaia di americani e costringerà a lavorare senza stipendio molti altri. I militari per esempio. Quelli a cui Obama, loro commander in chief, per primo si è rivolto, a mezzanotte, per garantire continuità nei pagamenti. Continuità a firma sua.

Da oggi, gli Stati Uniti sono un Paese migliore. Un Paese dove i meno abbienti potranno finalmente curarsi. Lo aveva promesso Obama e lo ha mantenuto. Perché non tutti i Presidenti americani sono uguali, anche se a qualcuno fa molto comodo crederlo.

Perché questo Paese è ancora in grado di reinventarsi e muoversi in avanti. Fra cadute e intoppi. Ma in avanti.

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