Le manifestazioni contro le grandi navi da crociera che transitano per il bacino di S. Marco a Venezia hanno sottolineato l’urgenza di agire:  le soluzioni sono allo studio ma i tempi sono lunghi e gli interessi in gioco enormi (oltre 400 milioni di euro l’anno).

Così il ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha tirato fuori dal cappello una trovata, il “numero chiuso”. Come se far passare, poniamo, solo 100 navi l’anno invece delle 639 che sono approdate nel 2012 fosse una soluzione. Con molto buon senso l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin del Comune di Venezia ha rilevato che l’introduzione del numero chiuso “rischia di procrastinare la scelta definitiva, e di consolarci dicendo che qualcosa è stato fatto. Il problema della grandi navi non ha che fare, come per il Canal Grande, con il passaggio eccessivo di mezzi, ma con l’incompatibilità delle navi con il bacino, perciò che ne passino tante, o un po’ meno di tante, cambia poco o nulla”.

Un incidente che veda una nave da crociera perdere il controllo e andare a schiantarsi contro la punta della Dogana è improbabile. Ciò che importa è che un evento di questo genere è possibile, esattamente come molti altri eventi rarissimi ma effettivamente accaduti, quelli che Nassim Taleb ha battezzato “cigni neri”. Eventi che non sono presi in considerazione perché considerati statisticamente quasi impossibili ma che, ciononostante, si verificano e hanno conseguenze di vasta portata.

La possibile distruzione della chiesa di S. Giorgio o di quella della Salute, l’abbattimento del Palazzo Ducale sono accettabili dalla cultura e dall’opinione pubblica mondiale? Evidentemente no, quindi occorre agire, anche se il rischio è minuscolo: qualsiasi altra scelta, di rinvio o di contingentamento, è inaccettabile.

@Fabriziotonello

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