Silvio Berlusconi il dubbio ce l’ha: dimettersi o no? E poi ne ha uno ancora più grande: far cadere il governo o no? A raccontarlo è il senatore del Pdl Andrea Augello un attimo prima del suo ingresso nella riunione della Giunta per le elezioni, dove ancora per poche ore ricoprirà il ruolo di relatore per il caso della decadenza del Cavaliere. Mercoledì 18 settembre è previsto il voto della Giunta che sarà quello ormai chiaro da settimane: la maggioranza dei commissari si pronuncerà contro le conclusioni di Augello, secondo la cui relazione l’ex presidente del Consiglio – nonostante la condanna definitiva a 4 anni per una frode fiscale per oltre 7 milioni di euro – deve mantenere il proprio seggio da senatore. “Ho sentito Berlusconi – riferisce Augello parlando con i cronisti – Non è stata una lunga conversazione, ma non mi è sembrato particolarmente depresso. Sta riflettendo su una decisione importante da assumere, se confermare la fiducia al Governo, se rimanere in carica, se aspettare il voto”. Secondo Augello il voto sulla decadenza “non è certo una cosa che cementa l’alleanza di Governo, mi auguro si trovi la strada per ridurre l’impatto, è comunque una cosa impattante”. Il calendario prevede la discussione generale che inizia lunedì e finisce martedì 17. Mercoledì mattina è in programma la replica del relatore e poi a partire dalle 20.30 dichiarazione di voto e voto. La situazione è tutt’altro che secondaria se perfino il presidente del Consiglio Enrico Letta definisce il governo “in bilico”.

Pezzopane (Pd): “B. deve decadere: saremmo disonesti a non applicare la legge”
E’ iniziata la discussione e tra i primi interventi quello della senatrice del Pd e vicepresidente in giunta Stefania Pezzopane: “Per me mercoledì il senatore Berlusconi deve essere dichiarato decaduto – ha detto – Saremmo disonesti e immorali se in nome di una scelta politica venissimo meno al dovere di applicare una legge dello Stato”. La senatrice ha negato i presupposti di incostituzionalità e di irretroattività della legge Severino – sollevati dal relatore Augello – e ha sottolineato quanto sia illogico “allo stesso tempo chiedere a questo organismo di comportarsi come se fosse un giudice a quo e allo stesso tempo avanzare giudizi politici di appartenenza ad una maggioranza”. La Pezzopane ha ricordato anche i passaggi dell’approvazione della legge sull’incandidabilità, voluta e votata anche dal Pdl “La legge Severino – ha detto la Pezzopane – è stata votata per rendere trasparente questo parlamento e non per entrare in vigore tra 100 anni. Berlusconi è stato condannato per frode fiscale, ha frodato un Paese di cui è stato presidente del Consiglio”.

Giovanardi: “Votare la decadenza sarebbe una mascalzonata”
Votare la decadenza di Berlusconi sarebbe una “mascalzonata”, dice invece un altro componente della giunta, Carlo Giovanardi (Pdl). Il tentativo di “espellere” il Cavaliere dal Senato è “costruito su una impressionante sequela di macroscopiche anomalie – dice – le sentenze di assoluzione della Cassazione ignorate, l’affrettato affidamento di un terzo giudizio alla sezione feriale della stessa Cassazione, violando i principi del giudice precostituito per legge e il principio del ne bis in idem, sezione presieduta dal dottor Esposito che ha un procedimento disciplinare in corso per l’intervista rilasciata dopo la sentenza di cui è emersa l’animosità verso l’imputato”. Giovanardi ribadisce quello che dice dal giorno della sentenza del primo agosto: “Come si può far decadere Silvio Berlusconi da senatore per l’indegnità morale prevista dalla legge Severino quando la seconda Sezione Penale della Cassazione ha confermato il suo proscioglimento in data 18 maggio 2012 per i Diritti Mediaset?”. Secondo la diretta twitter dei Cinque Stelle, peraltro, Giovanardi ha paragonato il processo a Berlusconi “ai processi staliniani dell’Unione Sovietica”. 

Stefani (Lega Nord): “Perplessità sulla legge Severino”
Anche la senatrice della Lega membro della giunta Erika Stefani si schiera su posizioni pro Berlusconi. La rappresentante del Carroccio ha espresso perplessità rispetto alla retroattività della Legge Severino da applicare al caso di Berlusconi.

Pagliari (Pd): “Il mio voto sarà per la decadenza”
Voto per la decadenza anche da parte del senatore Giorgio Pagliari (Pd): “Le ragioni poste a fondamento di questa posizione – ha spiegato – sono innanzitutto la questione dell’incandidabilità, che non è una sanzione, ma è una causa di indegnità rispetto alla funzione di parlamentare. Infondata è poi la questione sollevata sulla retroattività, che non si configura visto che la legge indica chiaramente nell’emanazione della sentenza il presupposto dell’applicabilità della misura stessa.

Voto palese, Grasso: “Il regolamento si può cambiare”
La Giunta si è riunita con due nodi ancora da sciogliere. Il primo: l’eventuale voto palese una volta che la vicenda Berlusconi arriverà in Aula, al Senato.  “Il voto è segreto” conferma il presidente del Senato Piero Grasso, ma “se c’è la volontà di cambiare il regolamento, allora si trovi una maggioranza per farlo. Non sarà il presidente del Senato a opporsi”. Grasso ha sottolineato che “il dibattito sulla decadenza del senatore Berlusconi è diventato veramente surreale. Esiste una regola, l’articolo 113 del regolamento del senato, che dice che il voto personale è segreto e quindi si procede con voto segreto”. Il presidente ha però spiegato di non voler “applicare le regole a qualsiasi costo. Se c’è la volontà di cambiare il regolamento bene, ma si trovi la maggioranza per farlo. Il presidente del Senato, qualsiasi sia la sua opinione, deve garantire tempi giusti e rispetto delle regole”. Il presidente del Senato, in visita a Bruxelles, si è detto “disponibile a qualsiasi iniziativa e variazione per convocare la Giunta per il regolamento e per procedere al voto palese su richiesta di un certo numero di senatori”, ma anche “per ricevere un’interpretazione delle norme vigenti e arrivare al voto palese. Ma la regola  è il voto segreto”. E di attenersi alle regole parla il presidente del Consiglio Enrico Letta: “Ci sono delle regole al Senato – dice – io credo che andranno applicate per come sono scritte. Ho detto che su queste cose non mi pronuncio, è una di quelle cose su cui mi mordo la lingua”.

A favore del voto palese si sono già espressi Movimento Cinque Stelle (che vorrebbe cambiare il regolamento), Pd e Lega Nord. “Rendere palese il voto è un segnale, crediamo sia qualcosa di importante” conferma ancora Erika Stefani, senatrice del Carroccio in Giunta. “Il Pd non teme il voto segreto né tantomeno è contrario all’ipotesi di un voto palese – dichiara Danilo Leva, responsabile giustizia del Pd – Quello in corso è, tuttavia, un dibattito surreale. Il Paese è bloccato a discutere sulle modalità di voto ma in questo modo si finisce per far passare sotto silenzio la sostanza della questione: in qualsiasi Paese civile un leader politico condannato in via definitiva si sarebbe immediatamente dimesso di propria iniziativa, e il suo stesso partito l’avrebbe richiesto. Purtroppo questa sensibilità istituzionale non appartiene a Berlusconi e tanto meno al suo partito, che è ormai solo piatta espressione dei voleri e degli interessi del suo capo”.

Sono i Cinque Stelle a chiedere di cambiare il regolamento in modo che l’Aula del Senato si pronunci con voto palese e non segreto: “Chiederemo la modifica del regolamento sul voto segreto, la nostra proposta verrà depositata già domani (martedì 17) – dice Giarrusso – In un giorno e mezzo possiamo modificare il comma che permette che 20 traditori invochino il voto segreto per tradire mandato degli elettori”. Ma il collega in giunta,Felice Casson (Pd), dice che il problema non si pone e, anzi, rischia di diventare una perdita di tempo (ulteriore): “Il Pd non salverà Silvio Berlusconi – afferma – Questo voto non può slittare non credo che nessuno voglia prendersi la responsabilità di far slittare il voto per proporre altre questioni”. La lettura di Lucio Malan (Pdl) è che “il Pd sta facendo di tutto per far cadere il governo, e uno dei modo è votare in questi termini la decadenza”.

Stefàno nuovo relatore? “Non è all’ordine del giorno”
La seconda questione: cosa accadrà dopo che la relazione di Augello sarà bocciata. Per prassi succede che il presidente della commissione – in questo caso della Giunta, il vendoliano Dario Stefàno – nomina un nuovo relatore tra coloro che hanno votato contro le conclusioni appena respinte. Nel caso specifico, quindi, un membro dei gruppi di Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Scelta Civica, la “maggioranza” che si è formata finora. Logica vorrebbe che fosse indicato tra i commissari del Pd (il nome preferito sarebbe quello dell’ex magistrato ed ex sindaco di Lamezia Doris Lo Moro), ma potrebbero essere messe in conto ragioni politiche: il Pd, almeno, limiterebbe le tensioni della maggioranza non esponendosi con un relatore che chiederà che Berlusconi deve essere espulso da Palazzo Mdama. Quindi la scelta potrebbe cadere su Benedetto Della Vedova, ex radicale, ex berlusconiano, ex finiano e ora montiano. Ma anche Scelta Civica è in maggioranza. Restano quindi le vie d’uscita che salverebbe il governo da altri scossoni: strade che portano a un grillino (Mario Michele Giarrusso, pasdaran) o allo stesso presidente Stefàno che quindi darebbe alla relazione contorni più istituzionali alla relazione da spedire al presidente Grasso per evitare scontri all’arma bianca tra Pd e Pdl. Ipotesi, tuttavia, sulla quale ancora non si ragiona formalmente: “Non è all’ordine del giorno” ha risposto Stefàno.

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