Con il calcio, si arriva a chiunque. E’ una mia fissa. E le contaminazioni, con il cinema, con la politica, con i cantanti, con la vita di tutti i giorni, sono la cosa che più mi affascinano di questo sport. Poi, c’è il calcio come metafora della vita. E pure il calcio come pretesto, per parlare d’altro. Insomma, se mi capiterà di parlare di calcio, in questo spazio sul sito del Fatto Quotidiano, è solo per via di queste infinite traduzioni che si possono dare.

Ho seguito la prima giornata di campionato. E di spunti per parlare d’altro, partendo dal calcio, ce ne sono parecchi. Per dire, nella partita dell’Inter: avete visto Ranocchia capitano, no? Ecco, è una di quelle cose che dà speranza a molti di realizzare, un giorno, il sogno della vita. Ma, forse, quello che più rappresenta questo slancio di positività verso il futuro, è vedere Schiattarella giocare in serie A, in Livorno-Roma: bella partita, buoni propositi, ma ecco, beh, ora sì che sono sicura che un giorno, con un pizzico di fortuna in più, anch’io sarò finalista del Premio Strega.

Ho visto pure Nantes-Psg, partita strepitosa (altro pianeta, in fatto di gioco?), e ricca di dettagli molto italiani, come tutto quello che sta succedendo di questi tempi in Francia. Poi, anche la prima del Borussia in casa: lì sì che fanno crescere i ragazzini sul campo. Lì sì che si vivono emozioni forti: con quel muro giallo fatto di tifosi, di gente che canta per novanta minuti ininterrotti. Sono stata tremendamente affascinata, nell’ultima stagione, da tutto quello che avviene nei dintorni di questa squadra tedesca. Ecco, a parte i tifosi, a cui viene riconosciuto sempre un encomio speciale, soprattutto dalla squadra (dopo aver battuto il Real, tutti i giocatori si sono seduti sotto la curva, ed hanno assistito loro allo spettacolo di cori e coreografie che facevano dagli spalti); ci sono delle vicende molto suggestive, che animano questo piccolo paradiso di sentimenti dimenticati. C’è il tecnico, Jurgen Klopp: mai una parola di troppo, all’occorrenza stiloso, sempre con quel suo eloquio ricercato. Klopp, è uno in stile Conte, ma molto più simpatico. Ha costruito una squadra di campioni, in pochissimo tempo, grazie al lavoro e alla dedizione. Ci mette passione, ci mette lo slancio del giovane che ancora non è stato intaccato dai malvezzi più diffusi. E, soprattutto, mostra sempre un grande sorriso. Ecco, è il sorriso che manca ai nostri allenatori. E quel modo di vivere il calcio, come lo vivevamo da bambini.

Uno che di sorrisi, invece, ne fa parecchi è Davide Moscardelli, il calciatore bohemienne del nostro calcio, l’uomo d’altri tempi, un sessantottino stile Paolo Sollier, il nuovo hipster, catapultato nel nostro campionato direttamente dagli anni 70. Lui e la sua barba fitta, incolta, lasciata crescere per distinguersi dai calciatori attuali, fatti di creste, serate alcoliche, e tatuaggi. E, nel web, è pure il più osannato: in poco tempo, il suo canale youtube ha raggiunto migliaia e migliaia di visualizzazioni, semplicemente perché postava video di vita famigliare comune. Lui che gioca in giardino con i due figli. Lui che vive con la moglie (Guendalina, adoro pure lei!). Lui che mangia una torta al tavolo di casa. Filmati brevi, ma che i tifosi del Bologna hanno divorato e cliccato e condiviso, al punto da diventare un riferimento indiscusso per tutta la città. Ora che Gilardino è partito, e dopo che Bianchi gli ha chiesto il suo 9, Moscagol indossa la maglia numero 10. Pioli non lo sta facendo partire titolare. Su twitter, domenica scorsa, è successo il finimondo. Perché il 10 non va tenuto tenuto in panchina. Perché Moscardelli rappresenta molto di più di quello che si vede in campo. Con lui sì che si può di nuovo parlare di calcio come recupero settimanale dell’infanzia. Come diceva Javier Marias.

Ps: il 5 settembre esce in tutte e librerie il mio nuovo libro: si chiama “le giacche degli allenatori”, editore Salani (lo stesso di Harry Potter…infatti sarà una serie per bambini, e il secondo romanzo della serie uscirà in aprile). Questo il video di presentazione, se hai 2 minuti e mezzo per vederlo. 

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