Monte dei Paschi di Siena fa luce su un rosso di 380 milioni di euro nel primo semestre, con un risultato che delude gli analisti anche se migliora rispetto alla perdita di 1,5 miliardi di un anno fa. La banca fresca di aiuti di Stato per circa 4 miliardi di euro ha registrato una perdita di 100 milioni nel primo trimestre e i restanti 280 milioni nel secondo, mentre le previsioni della comunità finanziaria per gli ultimi tre mesi erano di una perdita di 149 milioni. Cala anche il margine della gestione finanziaria e assicurativa del gruppo, che si è attestato a circa 2,18 miliardi di euro, registrando una flessione del 13,2% sul primo trimestre 2013 e del 22,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.

A preoccupare, oltre al risultato negativo, è l’aumento dei derivati nella pancia dell’istituto, che non sembra quindi avere imparato la lezione dopo il buco causato dall’utilizzo dei titoli tossici Alexandria e Santorini. Il portafoglio titoli e derivati del gruppo a fine giugno risulta infatti pari a 40,5 miliardi di euro, in aumento di circa 2,5 miliardi di euro rispetto a marzo.

“Il primo semestre conferma l’impegno e l’efficacia delle azioni messe in campo dalla banca in questi mesi e che hanno permesso di migliorare sensibilmente il profilo patrimoniale e finanziario del gruppo che nel passato è stato fonte di problema”, ha tuttavia commentato l’amministratore delegato Fabrizio Viola. “Abbiamo lavorato molto per migliorare la banca e per renderla più solida e per fare in modo che sia percepito dal mercato”, ha aggiunto evidenziando “il miglioramento dell’efficienza operativa”.

A proposito degli aiuti di Stato e del necessario via libera della Ue, invece, il responsabile finanziario Bernardo Mingrone ha provato a gettare acqua sul fuoco precisando che “il piano di ristrutturazione della banca non è messo in dubbio dall’Ue”, semmai si chiede di “migliorare alcuni aspetti”, riferendosi alla durissima lettera con cui nelle scorse settimane il commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, ha paventato al ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, l’apertura di una procedura d’infrazione con il conseguente rischio dell’obbligo di restituzione dei fondi pubblici se il piano non verrà modificato urgentemente. Nel mirino di Bruxelles sono finiti compensi dei manager, costi “gonfiati”, trattamento dei creditori e termini della restituzione del prestito della Bce.

Dalla trimestrale emerge inoltre che la raccolta complessiva della banca si è attestata a circa 242 miliardi di euro, in calo dell’1,8 per cento. Mentre l’istituto ha registrato un’esposizione netta in termini di crediti deteriorati pari a circa 19 miliardi di euro, corrispondente al 13,8% degli impieghi complessivi verso clientela.

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