La mazzata arrivata dalla Corte di Cassazione, tanto più mazzata in quanto inattesa, sta producendo i suoi effetti sul centrodestra. Mentre altri osservano con la loro competenza gli effetti giudiziari, politici, economici, io mi limito a notare alcuni buffi esiti sul piano della struttura comunicativa e del suo organigramma.

Risulta fin troppo chiaro, per esempio, come questa vicenda abbia decretato l’assoluta inutilità di Capezzone anche in seno al suo gruppo. O come sia in atto un’eclissi della Gelmini: evidentemente l’articolazione della sentenza è troppo complessa per un commento nel suo italiano traballante.

Chi invece imperversa è il ministro Lupi. Della sua carriera politica, antecedente alla nomina ministeriale, finora, si ricordava ben poco. La cosa più rilevante fu la sua partecipazione all’organizzazione di un evento storico: la spettacolare cerimonia di conversione al cattolicesimo di Magdi Allam, celebrata in pompa magna con la collaborazione di Lupi, con presenza di autorità, scorte e auto blu pagate dai cittadini. Quanto fosse fondamentale nella storia del Cristanesimo la presenza di Allam si è visto più tardi ma, si sa, gli italiani dimenticano in fretta. Come ministro dei trasporti finora si è segnalato per una dichiarazione di straordinaria efficacia che, all’indomani del terribile incidente del pullman sull’autostrada campana, auspicava un maggiore rispetto delle norme di sicurezza. In compenso in tv si mostra sempre disinvolto.

Ha cominciato la domenica prima del verdetto con una comparsata al Tg1 delle 20: camicia bianca aperta sotto la giacca per esaltare l’abbronzatura, alle banali domande della conduttrice rispondeva disinvoltamente che l’ipotesi di una condanna definitiva di Berlusconi non si prendeva neppure in considerazione. Davvero preveggente e previdente come politico. Ma il meglio lo ha dato ieri sera al termine della riunione dei parlamentari del centrodestra. Uscito di lì poco dopo le 20, mentre altri compagni della merenda a Palazzo Grazioli si defilavano, si è lasciato docilmente braccare dall’inviato del tg di La 7. E con la sua consueta disinvoltura si è messo a chiacchierare tramite inviato con Mentana, esibendo un’inspiegabile familiarità con il conduttore, peraltro non ricambiata. Espressioni tipo “Direttore qui, direttore là, come lei m’insegna, direttore, come già ci siamo detti…” s’intercalavano nel pippone sull’orgoglio di un’appartenenza, sulla storia del pregiudicato che è la nostra storia (la loro si intende), sulla democrazia decapitata e sulla necessità della grazia.

Mentana non riusciva a interromperlo o forse da vecchia volpe del giornalismo non ci pensava neppure, salvo alla fine fargli sapere che il Quirinale aveva già emesso una nota sui soggetti che possono richiedere la grazia e sui modi per richiederla, che non sono certo quelli prospettati alla carlona dagli statisti riuniti nel palazzo. Di fronte a questa semplice e non certo arcana realtà tutte le parole di Lupi apparivano finalmente nella loro vera natura: acqua fresca e lui, con tutta la sua disinvolta retorica, un venditore di acqua fresca. E’ complicata la vita di questi tempi anche per i comunicatori più disinvolti: Forza Italia, forza Lupi, son davvero tempi cupi.               

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