La proposta per il cambiamento, almeno nelle intenzioni, arriva dalla Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità a Bologna. “Nel ministero”, ha annunciato il ministro del Lavoro e del Welfare Enrico Giovannini, “non abbiamo un ‘disability manager‘, ma poichè stiamo per riorganizzarlo, non dico la prossima settimana, ma quella successiva proverò ad incontrare le strutture del ministero, ma anche Inps e Inail per vedere cosa possiamo fare al nostro interno, perchè i cambiamenti si fanno così”. Giovannini ha poi sottolineato che “anche gli altri ministeri possono fare lo stesso” per studiare come introdurre questa nuova figura che si occupi delle persone disabili e delle loro problematiche. Secondo il ministro, questo “è un altro pezzetto sul quale possiamo prendere un impegno che è realizzabile”.

Il Congresso dedicato alla disabilità è stato anche oggetto di alcune polemiche. Nel pomeriggio di venerdì, poco dopo l’inaugurazione, una cinquantina di persone sono rimaste bloccate ai piani alti del palazzo dei congressi per più di tre ore a seguito del guasto degli ascensori. “La notizia è falsa”, ha precisato il vice ministro Maria Cecilia Guerra, “Risponde a verità che c’è stato un guasto a cui si è posto rimedio in circa un’ora e mezza. Ha determinato un disagio, di cui mi dispiaccio e scuso, in un orario per fortuna di scarsa affluenza in quanto i lavori dei gruppi erano ancora in corso. Ma neppure per un secondo -precisa Guerra- il piano terra è risultato inaccessibile alle persone con disabilità, non essendo mai venuto meno il funzionamento di due ulteriori ascensori collocato a qualche decina di metri dalle sale dedicate alla conferenza”.

Un bilancio positivo della manifestazione è arrivato dal presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani: ”Credo che possiamo, insieme con Governo, Comuni e associazioni, definire un approccio innovativo. I contributi dei gruppi di lavoro hanno un segno univoco su un punto, cioè lavorare sull’integrazione, sull’integrazione sociosanitaria, sulla presa in carico della persona. Ciò vale per chi non ha disabilità e deve valere ancora di più su chi ha una disabilità”. Errani ha spiegato come “ci sono azioni che si debbono e possono fare che non hanno costi, ci sono altre azioni che richiedono attraverso questa integrazione una strategia che dia risposte che valgono per l’aspetto sociale, per l’aspetto dell’inserimento lavorativo e per la formazione”.

Errani ha voluto prendere posizione anche sul problema dei “falsi invalidi” che percepiscono illegittimamente dei sussidi pubblici “facciamo una scelta radicale e in breve tempo: bisogna rivedere tutto il sistema dei controlli perchè non funziona, è costoso e criminalizza chi ha diritto e non coloro che non hanno diritto” alle pensioni. Più in generale, sul tema dei diversamente abili, Errani ha esortato “a non fare politiche manifesto che poi non si realizzano” e a mettere in campo piuttosto “azioni da decidere insieme, concordando quali sono le priorità e i livelli essenziali” ma anche “omogeneizzando le diverse realtà regionali”. Il tutto, ha suggerito Errani, secondo il modello “della presa in carico” messo in campo in Emilia Romagna.

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