“Per noi è strategica, altrimenti non avremmo investito tanto”. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, ha commentato così la decisione di salire oltre il 20% nell’editore Rcs, cui fa capo il Corriere della Sera. “Rcs è in buone mani, John ci sa fare”, ha aggiunto Gianluigi Gabetti, presidente d’onore di Exor, riferendosi al presidente di Fiat John Elkann, che da un anno a questa parte sta facendo fuoco e fiamme sulla carta stampata, decidendo di alzare la posta sull’editrice del primo quotidiano nazionale poche settimane dopo essere entrato nel cda della News Corp di Rupert Murdoch.

In serata, però, è arrivata la replica dell’antagonista di Fiat, Diego Della Valle, che propone un passo indietro, provando a rimescolare le carte nella corsa al controllo di Rcs: “Sarebbe necessario che noi tutti,il gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l’azionariato di Rcs liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo”. 

Della Valle nei giorni scorsi aveva definito “scene da Istituto Luce” la telefonata del presidente di Fiat John Elkann al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per annunciare la decisione del Lingotto di portare la propria quota in Rcs al 20%. Oggi, invece, ha indirazzato una lettera proprio al presidente della Repubblica, chiedendo il suo intervento. “Abbiamo bisogno di sentire la Sua voce. E’ in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana, e vedendo che sulla questione Rizzoli è già stato coinvolto da altri, anche io e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il Suo pensiero”, scrive Della Valle. E aggiunge che “il totale silenzio della politica vecchia e nuova è un fatto inspiegabile e molto preoccupante per la democrazia”. Nella sua nota, il patron della Tod’s prova anche a suggerire una possibile soluzione all’intricata vicenda Rcs: “La situazione per me auspicabile, non essendoci editori puri disponibili, sarebbe quella di trovare un gruppo di investitori privati, liberi, italiani che abbiano come unico obiettivo quello di far tornare la società competitiva. E gli attuali soci forti dovrebbero a quel punto, per rendere questo scenario possibile, fare un passo indietro”.

Per Rcs in Borsa è stata una ottima giornata, con guadagni oltre il 6%, dopo la chiusura dell’aumento di capitale che ha riscritto la geografia dei soci. In attesa dell’asta sui diritti di opzione non esercitati al via da mercoledì fino al 16 luglio, per un impegno di sottoscrizione da 60 milioni, pari poi all’11,2% nel capitale post operazione. Che vedrà le banche intervenire con 49,4 milioni nel caso di asta deserta. Corre a Piazza Affari anche il titolo Fiat, che ha chiuso a +2,6%. A scatenare gli acquisti degli investitori sono stati i nuovi passi avanti per l’acquisizione di Chrysler. Il Lingotto ha esercitato infatti la terza opzione per acquistare una quota del 3,3% di Chrysler da Veba, il fondo di assistenza sanitaria dei pensionati della casa di Detroit. Completata l’operazione salirà quindi al 68,49% della società americana. Secondo il calcolo della Fiat, l’importo netto da pagare per l’acquisto di questa terza tranche della partecipazione di Veba in Chrysler è pari a 254,7 milioni di dollari. Sul prezzo, però, c’è una diversa valutazione con il fondo americano e, per questo, il 26 settembre 2012 il Lingotto si è rivolto alla Chanchery Court del Delaware, con la decisione della Corte “tuttora attesa”.

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