I manifestanti parlano di finale della loro Copa das manifestações. Mentre la nazionale del Brasile si preparerà per affrontare la Spagna per il titolo della Confederation Cup, così come durante tutto il torneo, la gente scenderà infatti in piazza per protestare contro gli sprechi emersi per l’organizzazione della manifestazione, ma anche per i mondiali del 2014. Un doppio gran finale che preoccupa le autorità carioca. Gli organizzatori della mobilitazione hanno consegnato il percorso che sarà seguito dal corteo che partirà dal quartiere Tijuca e muoverà verso il Maracanã. E’ stato garantito che qualora si incontrassero blocchi della polizia, a salvaguardia della zona rossa intorno allo stadio, non saranno forzati. Ma è chiaro che il rischio di scontri è alto per la presenza di gruppi di violenti che già in molte delle precedenti occasioni hanno scelto la via meno diplomatica.

Per questo motivo le misure di sicurezza saranno stringenti. E la presenza di poliziotti in strada imponente. Seimila agenti saranno impegnati solo per la bolla di sicurezza intorno allo stadio. Per inibire la violenza e scoraggiare i facinorosi, sin dalla mattina presto, prima anche della concentrazione prevista nel pomeriggio, sono in strada alcune altre migliaia di poliziotti. Per prevenire poi una eventuale perdita del controllo dell’ordine pubblico, è arrivata anche la decisione delle autorità di polizia di emettere il prontidão. Tutti i poliziotti dello Stato sono stati dunque precettati. Annullate ferie e permessi, tutti i soldati della polizia militare dormiranno nelle varie caserme della zona e saranno pronti a entrare in campo in qualsiasi momento. Si tratta anche di quei militari che normalmente non hanno funzioni operative: personale amministrativo, personale medico, assistenti sociali e psicologi, saranno dunque ugualmente in allerta. L’ordine del prontidão è molto raro. L’ultima volta che si è fatto ricorso alla misura, è stato in occasione degli attacchi terroristici del novembre 2010 messi in atto in diversi punti della città da parte dei trafficanti in opposizione alla pacificazione delle favelas.

Ma i rischi di violenze potrebbero non essere originati da una sola parte. Anche la polizia infatti, nell’affrontare la crisi, ha mostrato lacune nell’uso di metodi rispettosi dei diritti umani. E così il ministero dell’interno brasiliano, ha chiesto ai vertici delle forze dell’ordine di evitare l’eccesso anche nell’uso di armi non letali. Dal canto suo il comandante della polizia militare di Rio, Erir Ribeiro Costa Filho, ha invitato il ministero, la magistratura e l’ordine degli avvocati a inviare loro rappresentanti nei cordoni di sicurezza, in modo da testimoniare il comportamento delle forze dell’ordine più volte entrate nel mirino. Decisione maturata anche a seguito delle indiscrezioni di stampa sull’acquisto di lotti di gas lacrimogeno più potente di quello utilizzato finora, le cui scorte sono andate esaurite. Il documento del ministero chiede anche maggiore tutela per i giornalisti e che venga garantito il lavoro dei mezzi di comunicazione. Secondo infatti i dati dell’Associazione Brasiliana di Giornalismo Investigativo, nel corso delle manifestazioni si sono registrati 52 casi di violenza contro i giornalisti: 34 volte violenza da parte dei poliziotti, in sei casi si è trattato di arresti arbitrari . In 12 occasione la violenza è venuta dai manifestanti.

Per evitare di accendere ulteriormente le proteste della folla e anche per sfuggire alle sicure contestazioni, la presidente brasiliana Dilma Rousseff non sarà presente alla cerimonia di chiusura del torneo. L’apprezzamento per l’attività del suo governo è calato di quasi la metà dall’inizio delle proteste, attestandosi ora sul 30%. Secondo i sondaggi chi ritiene pessima la gestione Dilma è cresciuto dal 9 al 25%. Tutti questioni che alimentano il dibattito politico. E sarà su questo versante che, archiviata la fase delle proteste, la democrazia brasiliana sarà chiamata a dare una prova di tenuta.

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