La base vuole di nuovo lei, Senatur? “Prova a indovinare”. L’Umberto Bossi che arriva a Vigarano Mainarda, provincia di Ferrara è tonico, combattivo. Camicia bianca a righe verdi, appena arriva alla festa provinciale della Lega Nord rispolvera le frecce dalla sua sacca e comincia a spararle mezzo stampa con il solito bersaglio: Roberto Maroni. “Il partito è confuso, sente queste cose tipo Prima il nord, ma il modo per fare risorgere il movimento è la Padania”. Poi la freccia del colpo di grazia: “Bobo alle elezioni regionali in Lombardia ha vinto solo grazie alla crescita esponenziale di Berlusconi. Questa è la verità”. 

Ad attendere il fondatore del Carroccio nel prato di un ristorante ci sono circa 200 militanti. All’arrivo del leader, applausi, i soliti pugni assestati con forza, ma nessuno si strappa i capelli dalla gioia. Un gruppo di militanti con le bandiere col nome di Bossi viene gentilmente invitato a stare indietro: “Non siamo né maroniani né bossiani”, dice loro un vecchio leghista allontanandoli. Del resto tra la gente c’è anche il segretario emiliano della Lega, quel Fabio Ranieri, una volta bossiano doc, che dieci giorni fa aveva dichiarato senza mezzi termini che il fondatore del partito andava espulso. “Io mi sono innamorato di Bossi come leader di partito e politico, ma dopo la malattia non è più stato in grado di gestire il movimento, in balia dei cattivi consiglieri” aveva detto. “Ora dice robe che non stanno né in cielo né in terra, tipo definire Maroni un traditore. Quando Bossi era segretario nel pieno dei suoi poteri, se uno si comportava come si sta comportando lui, veniva espulso: lo stesso trattamento deve essere riservato a lui”.

Oggi Rainieri ha rincarato la dose: “Tutti dobbiamo rispettare le regole altrimenti diventiamo un partito come Grillo”. Bossi appena sceso dall’auto gli risponde senza giri di parole: “La riconoscenza è una virtù del giorno prima”. Per il resto della serata, nonostante siano seduti l’uno accanto all’altro, il dialogo è parco: sigaro e Coca cola d’ordinanza, l’anziano leader padano preferisce parlare coi tesserati che gli si avvicinano. Tra loro anche Paolina Goisis, ex parlamentare veneta del Carroccio che dopo l’espulsione da parte del nuovo corso maroniano, ora spera che il consiglio federale annulli la sua espulsione: “La nuova Lega? Se Bossi ci dà il via siamo pronti”, dice candidamente la Goisis.

Ma la serata ferrarese del Senatur è nuovamente l’occasione per ribadire la sua volontà di scendere in campo: “Penso che farò un giornale nei prossimi mesi”, spiega l’ex ministro per le riforme. “Lo farò per dare indirizzi nuovi, sennò qui è tutto confuso”. Poi racconta dei suoi attuali rapporti con il segretario dopo l’intervista di inizio giugno in cui l’ex ministro dell’interno era stato definito un traditore: “Con Maroni mi sento ancora, sì”.

Bossi ha un pensiero anche per il suo alleato storico Silvio Berlusconi: “Lo hanno fatto fuori”, ha detto riferendosi alla recente sentenza del tribunale di Milano. Ma la successione della figlia Marina Berlusconi gli piace: “Lei è brava”. Poi via dentro tra salsicce, patatine arrosto e ancora tante, tante tensioni.

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