Proprio quando fioccano ovunque programmi dedicati alla cucina e tutti ci riscopriamo improvvisamente grandi chef e amanti del mangiare bene, aumenta il numero di coloro che abbracciano un’etica e una filosofia di vita che rifiuta qualsiasi forma di sfruttamento degli animali, imponendosi una dieta rigida. Parliamo dei vegani che, bisogna riconoscerlo, per non privarsi anche dei vaghi sapori di un alimento bandito dalla propria alimentazione, se ne inventano di ogni. Ecco allora il lecca lecca al latte materno. La notizia, di per sé, fa arricciare un po’ il naso, salvo poi scoprire che del vero latte materno – con cui però si fa il gelato – se ne riproduce solo il sapore. Zucchero, sciroppo di mais e aromi naturali garantiscono il rispetto del protocollo vegano anche da parte dei più piccini.

“Come produttori di caramelle era nostra responsabilità scoprire quale sapore poteva trasformare un bambino urlante in uno placido e soddisfatto” è stata la spiegazione della Lollyphile, l’azienda texana ideatrice del lecca lecca vegano. Niente di più soddisfacente ed efficace quindi, del sapore ancestrale del latte materno. Ma come sono riusciti a ricrearlo? Approfittando della nascita di diversi bimbi nella sua schiera di amici, Jason Darling – il proprietario della Lollyphile – ha potuto assaggiare personalmente il latte di quattro neomamme e, insieme ad una squadra di degustatori, è stato in grado di riprodurre il sapore che più si avvicinasse a quello originario. Un sapore dolce, simile alla mandorla, ricreato ad hoc per le nuove caramelle che vanno a completare un’ampia gamma di eccentrici sapori come tequila, sriracha, wasabi e zenzero. Gira voce che siano in edizione limitata e il prezzo fa sospettare che sia vero: 10 dollari per una confezione da quattro “breast milk lollipops”, 24 dollari per una da 12 e 58 dollari per una da trentasei. Verrebbe da sperare che i bambini da placare siano pochi. O che non piangano.

Ma le stravaganze in termini di dolci non finiscono qua. Il Giappone, miniera d’oro di follia e genialità, lancia la moda del gelato al gusto di uccello. Succede al Torimi Cafè, grazioso locale di Kobe, dove pappagallini colorati – vivi e ben pasciuti – attraggono i clienti dalla strada. Qui si servono gusti di gelato al sapor di passerotto, calopsitta e di altre 34 specie di cinguettanti volatili ma, ci tengono a precisare i proprietari dell’ingegnoso locale, si tratta solo di un sapore riprodotto chimicamente. Niente pennuti nel gelato, quindi, ma solo il loro aroma. Chiedersi se ne sentivamo l’esigenza non sembra saggio come il consiglio di girare alla larga.

di Emanuela Mei

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