”Chiedo al Movimento 5 Stelle di cessare di essere autoreferenziale perché è lo stesso errore che ha portato la sinistra alla sconfitta. Ci si impegni per evitare l’assalto alla Costituzione che si profila”. Parola di Antonio Ingroia, oggi a Roma, durante la prima assemblea di Azione Civile, in cui ha annunciato le sue dimissioni dalla magistratura. Alla fine, quindi, è giunto il giorno dell’abbandono della toga e del rilancio del suo impegno in politica, spiegando la sua scelta per cercare di combattere quello che definisce un autentico “allarme democratico’’. Lui sarà “a difesa della Costituzione’’ e far ciò Azione Civile sarà rivoluzionata nel suo organigramma. In tal senso sono state presentate anche le assemblee regionali, che hanno come obiettivo il lancio di una campagna a difesa della Costituzione. La scelta di campo a favore dell’impegno politico, dopo oltre 20 anni di lotta alla mafia, arriva dopo l’apertura di un procedimento disciplinare su segnalazione del procuratore di Aosta per aver continuato a far politica, anche dopo il suo rientro in magistratura.

A promuovere l’iniziativa nei suoi confronti il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, il cui nome è finito agli atti della trattativa Stato-mafia nell’ambito delle conversazioni tra Mancino e il Quirinale. E ieri è giunto anche un analogo avvio, da parte del Csm, di un procedimento nei confronti del procuratore di Palermo Francesco Messineo, accusato di essersi fatto condizionare nella gestione dell’ufficio proprio da Ingroia, ancora in attesa della decisione del Tar del Lazio, che dovrà decidere sul suo ricorso contro il trasferimento (ritenuto punitivo e rifiutato) ad Aosta. Il no del Csm alla sua nomina a capo del servizio riscossioni della Regione Sicilia completa il quadro di una situazione che ha visto Ingroia negli ultimi tempi al centro di un vero e proprio “fuoco di fila” mediatico – disciplinare, dal quale ha deciso di sottrarsi abbracciando l’impegno politico.

”C’è una emergenza costituzionale, vedo un prossimo assalto alla diligenza della Costituzione. C’è troppa fretta. Una Costituzione che ha resistito a 20 anni di berlusconismo ed ora il governo Letta vuole, in fretta e furia cambiare, trasformando lo Stato” ha detto Ingroia, secondo cui “davanti a questa situazione l’unico sbocco è lasciare la magistratura e impegnarsi pienamente in politica”. L’ex pm ha lanciato un nuovo ‘fronte’, chiamando alla mobilitazione “i cittadini di buona volontà” per fronteggiare la “controriforma che si annuncia”. Ingroia, come detto, ha annunciato una serie di assemblee regionali a partire da domani e una assemblea nazionale, la prima, il 22 di giugno a Roma.

“Il partigiano della Costituzione Ingroia non può più continuarlo ad esserlo con la toga per la decisione punitiva e politica del Csm che mi ha trasferito ad Aosta negandomi di andare alla Dna, dove un posto era libero” ha spiegato l’ex pm, che ha aggiunto: “La situazione politica e il fatto che il Tar ha scelto di non scegliere sulla mia contestazione allo spostamento ad Aosta rinviando tutto al febbraio del 2014 mi ha spinto a rompere gli indugi. Penso che la magistratura su certi fronti non possa fare nulla se non vi è una situazione politica che non rema contro. E’ la trattativa Stato-mafia è un esempio immediato di ciò”. Ecco perché a fronte di questa “accelerazione” sul fronte della riforma costituzionale che tratteggia sbocchi “conservatori se non reazionari”, “Azione civile si trasforma in ‘Azione civile per la Costituzione’”. Gli “italiani potranno sapere una parte della verità su quella trattativa Stato-mafia e su tante altre cose se cambierà la politica; cosa che è il mio primo impegno”.

 

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