Il gruppo pubblico-privato Eni potrebbe aver corrotto il governo nigeriano per acquisire concessioni petrolifere: a riportare sul banco l’ipotesi è stata un’interpellanza del Movimento 5 Stelle che ha chiesto al governo chiarimenti. ”Oggi in Aula”, ha denunciato il deputato Alessandro Di Battista, tra gli autori del testo, “è successa una cosa sconvolgente: il viceministro ha ammesso che lo Stato non esiste”.

Il riferimento è alla reazione di Stefano Fassina, viceministro dell’Economia che ha risposto alle accuse dei 5 Stelle parafrasando le ultime dichiarazioni dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, riprendendole dal verbale dell’assemblea annuale di Eni. “Il ministero”, ha detto Fassina, “non è titolato a ricevere informazioni diverse da quelle che la società ai sensi di legge è tenuta a comunicare agli azionisti ed al mercato. Non esercita attività di direzione e coordinamento di società ai sensi dell’articolo 2497 del codice civile e, quindi, non è al corrente delle attività gestionali, di singole attività, né tanto meno di incontri e colloqui tra il management della società ed altri soggetti o intermediari”. E per concludere, ha riportato quanto dichiarato dalla società petrolifera il cui 30% è in mano al Tesoro, all’assemblea del maggio scorso in merito all’azione interna anti corruzione. Scaroni, che è fresco di iscrizione nel registro degli indagati per il caso delle tangenti algerine di Saipem, in quell’occasione aveva respinto le accuse al mittente, dichiarando l’estraneità dell’azienda alla vicenda. 

La risposta del viceministro non è piaciuta ai parlamentari 5 Stelle: “Noi abbiamo presentato un’interpellanza su un possibile caso di corruzione internazionale”, ha commentato Di Battista, “tra l’altro di un’azienda non nuova a casi del genere, cose gravissime per le quali abbiamo chiesto le dimissioni di Scaroni e non solo. E Fassina ha ammesso che lo Stato non ha controllo sull’Eni, che non può fare nulla”. Uno scandalo secondo i membri della commissione esteri e difesa del Movimento 5 Stelle: “La cosa grave è che Fassina ha risposto all’interpellanza citando un documento dell’Eni”. Questa, continua, “è una cosa da prima pagina del giornale ed è il frutto delle privatizzazioni del centrosinistra. Oggi le partecipate, che erano il fiore all’occhiello dell’economia italiana, sono in mano del capitale privato e lo Stato non ha alcun controllo. Il governo ha ammesso che non può fare nulla”. Al fianco di Di Battista, il deputato Carlo Sibilia: “Abbiamo denunciato che una grande azienda statale come l’Eni non opera in condizioni di trasparenza, ma con operazioni che spesso portano ad episodi di corruzione. Parliamo del Niger e degli affari fatti da Scaroni e dagli altri big coinvolti in operazioni poco trasparenti. Parliamo anche del caso di acquisizione dell’impianto di liquefazione di Bonny Island in Nigeria, operazione sanzionata dagli Usa con 360 milioni di dollari su Snamprogetti. Chiediamo alle autorità competenti di indagare in maniera precisa su questa interpellanza” .

Fassina d’altra parte, ha garantito l’impegno nel cercare di seguire la vicenda: “Il governo assicura che presterà la massima attenzione anche in riferimento agli eventuali sviluppi in sede giudiziaria, e non mancherà, di assumere ogni iniziativa utile per garantire il rispetto della legalità e della trasparenza, tenendo, ovviamente, informato il Parlamento”. 

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