A dicembre sindaco del Pd alla guida da otto anni e mezzo di un’amministrazione di centrosinistra. A maggio il principale sponsor, con una sua lista civica, del candidato sindaco del Pdl. E’ la curiosa e rapida parabola di Giuseppe Galasso a caratterizzare il voto amministrativo ad Avellino, dove ancora si respira, e forte, l’aria della Prima Repubblica. Soffiata da due big della Dc degli anni ’80, Ciriaco De Mita e Nicola Mancino. Che qui non sono due grandi ex, tutt’altro: sono due temuti e rispettati capipartito, ancora capaci di fare e disfare alleanze e candidature. E di decidere da soli le sorti della politica locale. Solo che stavolta De Mita e Mancino sono divisi: l’ex premier sostiene il dirigente dell’Air, Azienda pubblica regionale dei trasporti, Dino Preziosi, candidato dell’Udc, mentre l’ex vice presidente del Csm punta sul cavallo del Pd, Paolo Foti, ex direttore dell’associazione costruttori, e venerdì sera ha partecipato al suo comizio di chiusura della campagna elettorale.

Con la rapida svolta a destra, Galasso è diventato il bersaglio degli strali degli ex compagni di avventura. Il leader di Sel Nichi Vendola, in città pochi giorni fa per sostenere il proprio candidato sindaco Giancarlo Giordano, ha definito le vicende locali “penose e cinematograficamente vivaci”. “Penso – ha detto – che la città abbia bisogno di mettersi davanti allo specchio e accorgersi che il male oscuro del ceto politico è il trasformismo. Avellino ha bisogno di verità, anche sulle persone, e ha bisogno di una netta discontinuità”. Il neo segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che quando è venuto ad Avellino è platealmente scivolato sul palco per la gioia dei fotografi e dei fotoritoccatori dei social network, è andato giù ancora più duro: “Buia parentesi fatta di trasformismo e irresponsabilità, accade quando si mette il proprio interesse davanti a quello degli altri. Foti è l’esatto contrario di chi lo ha preceduto”. Galasso non ci sta e raggiunto dal cronista de ilfattoquotidiano.it replica punto su punto: “Io non sono l’artefice ma la vittima di un tradimento: negli ultimi 3 anni da sindaco ho amministrato subendo la più dura ostilità proprio all’interno del mio ex partito, che di fatto mi ha impedito di governare. Poi non capisco perché chi esce è trasformista e chi entra è ravveduto. Guardi le loro liste, piene di gente transitata da una parte all’altra. Potevo peraltro candidarmi in prima persona e non l’ho fatto: ho preferito fare una lista con persone della società civile, per dare un netto segnale di discontinuità, quella di cui parlano gli altri che però inseriscono tutti i protagonisti delle vecchie amministrazioni. E poi parlano di incoerenza”.

Povero Galasso, che a quest’ora sperava di essere un parlamentare del Pd e ora si ritrova a fare il loro punching ball. Si era dimesso da sindaco, a dicembre, con quel preciso scopo: candidarsi alle parlamentarie, vincerle, andare a Roma e tanti saluti al Comune dove, peraltro, stava per consumare il secondo e ultimo mandato. Le ha invece perse, surclassato persino da un giovanissimo volto nuovo, Valentina Paris, ben voluta da associazioni e movimenti. “Ma sono state votazioni farsa” attacca Galasso “e non è un caso che non abbiano voluto le primarie per il candidato sindaco, annullate perché non avrebbero potuto predeterminarme il risultato”. Galasso ha provato a reinventarsi un futuro con Mario Monti. Qualcosa è andato storto anche lì e così ha deciso di fondare una civica in sostegno al candidato sindaco Pdl, Nicola Battista. Un suo vecchio oppositore, visto che Battista è in consiglio comunale dagli anni ’90 ed è un berlusconiano della prima ora.

Battista però ha visto le sue chances di vittoria drasticamente ridursi con la rottura del patto di alleanza con l’Udc che ha segnato le amministrazioni campane dal 2009 in poi, quando De Mita si ‘vendicò’ di Veltroni – che non lo rivolle in Parlamento – trasferendo i suoi consensi dall’altra parte. Voti determinanti per la vittoria di Cosimo Sibilia in Provincia e di Stefano Caldoro in Regione. Voti ben ricompensati con la nomina del nipote Giuseppe De Mita a vice presidente della Campania. Ora De Mita jr. è approdato in Parlamento e le carte sono in via di rimescolamento. Un eventuale ballottaggio potrebbe chiarire molte cose.

Otto gli aspiranti sindaci in campo. Erano nove, ma il Tar ha eliminato l’uomo della Destra, Vincenzo Quintarelli. Alcune civiche lanciano il vice sindaco uscente Gianluca Festa. Altre civiche sostengono l’ex assessore ai Servizi Sociali Sergio Trezza. C’è poi il Movimento 5 Stelle con l’insegnante Tiziana Guidi, i grillini sono stati tra i pochissimi (insieme a Rifondazione Comunista) a metterci la faccia nelle proteste contro lo scandalo della mancata bonifica dell’Isochimica. Quando Beppe Grillo è venuto ad Avellino per la sua unica iniziativa pubblica in Campania, non l’ha riconosciuta. Ma forse era solo una gag.

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