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Ilva, Florido “pilotato” da Archinà: “Amministrazione asservita all’azienda”

Secondo il gip, l'ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’azienda "guidava" le scelte del presidente della Provincia: "Senza la sua invasiva presenza - scrive Todisco - non si spiega perché l'ente pubblico insistesse tanto per una solerte risposta alle istanze dell’acciaieria”
Ilva, Florido “pilotato” da Archinà: “Amministrazione asservita all’azienda”
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Le condotte del presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, dell’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e dell’ex dg della provincia di Taranto Vincenzo Specchia, per il gip Todisco sono “ispirate e pilotate” da Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’azienda, che oltre a essere particolarmente “introdotto nei meccanismi di nomina dell’ente” è anche “informato di tutto, caldeggia nomine e spostamenti dei dirigenti e, senza la sua invasiva presenza, non si spiegano le ragioni per le quali negli uffici dell’amministrazione provinciale si insistesse tanto per una solerte e positiva risposta alle istanze dell’Ilva”.

E quando la risposta è negativa allora qualcuno deve dare spiegazioni. Lo dice chiaramente proprio Archinà intercettato al telefono l’11 marzo 2010. L’avvocato Francesco Perli, uno dei legali dell’Ilva, chiede spiegazioni in merito ad una nuova lettera inviata dalla Provincia all’azienda. Una lettera sulla discarica assolutamente inattesa dal legale tanto da definirla come “due dita negli occhi” e sulla quale l’ex pr dell’Ilva non sa fornire spiegazioni. Archinà si giustifica dicendo “non so quali siano state le indicazioni che ha dato il presidente della provincia agli uffici” e dopo aver appreso però che il presidente aveva rassicurato l’Ilva dicendo “tutto a posto, gli uffici procederanno” lancia l’anatema: “E ora bisogna chiedere il conto al presidente della provincia e il ‘tutto a posto’ costa sta a significare”.

Un quadro in cui, secondo l’accusa, si nota “una inquietante, forte inclinazione comportamentale ad asservire il pubblico ufficio, i pubblici poteri rispettivamente esercitati, al conseguimento di obiettivi di favore economico a beneficio di determinati soggetti (ovviamente, non di soggetti qualunque…), in spregio dei principi di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione”. E anche dagli interrogatori effettuati nei mesi scorsi dai finanzieri sarebbero giunti riscontri puntuali sulla “capacità di penetrazione dei vertici aziendali negli apparati della pubblica amministrazione” talmente radicata da permettere di “intervenire direttamente a condizionare i processi decisionali quanto alla nomina dei dirigenti responsabili dei settori strategici ai fini del consolidamento degli interessi illeciti degli indagati”.

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