Tre sospensioni e due censure. La vicenda è quella delle interviste a pagamento per i politici in Emilia Romagna, esplose nell’agosto 2012, e a comminare la sanzione è l’ordine regionale dei giornalisti a conclusione dell’iter disciplinare avviato dopo l’emersione del caso. Per quanto riguarda le sospensioni, queste riguardano l’ex conduttore della trasmissione del mattino di Tv 7 Gold “Sette in punto” Dario Pattacini, il cronista ed editore della stessa emittente Luigi Ferretti e Giovanni Mazzoni, direttore responsabile della televisione Ètv.
Relativamente alle loro posizioni, sono andati sei mesi di stop – ha decretato l’ordine professionale – al primo giornalista e due mesi a testa agli altri due. In merito invece alle censure – cioè biasimi espressi formalmente per violazioni riscontrate nel corso dell’esercizio del proprio lavoro – sono andate Francesco Spada di ÈTv e a Sergio Fagnoni di Teleromagna.
Per l’ordine dei giornalisti, che ha agito in parallelo a un’inchiesta della procura della Repubblica di Bologna condotta da pm Antonella Scandellari e che ha provvedo a diffondere un comunicato in cui annuncia le proprie decisione, si è trattato di “un’indagine lunga e laboriosa” per diverse ragioni. Tra queste la “scarsa collaborazione delle forze politiche coinvolte e della stessa presidenza dell’Assemblea regionale”. Inoltre i vertici dell’ordine di Strada Maggiore hanno lamentato anche “l’impossibilità di acquisire atti e documentazione dalla magistratura”. Ma nonostante la situazione, si è proseguito dalla fine dell’estate scorsa a oggi “in analisi, riscontri, audizioni di testi e valutazioni per numerose sedute” giungendo così alla decisione finale.
“A me l’ordine dei giornalisti non ha notificato assolutamente nulla”, ha a caldo commentato Dario Pattacini raggiunto telefonicamente da Radio Città del Capo. “Ho saputo dal mio avvocato che a lui è arrivata una mail. Ha dell’incredibile che il ‘giudicato’ non debba sapere da chi lo giudica l’eventuale sanzione. Rimango stupito”. E lo stesso giornalista, già in passato, si era difeso sostenendo di essersi sentito dire: “Lavori se porti soldi”.
La vicenda disciplinare di fronte all’ordine dei giornalisti era partita il 24 agosto 2012 dopo che una decina di giorni prima erano emerse notizie riguardo a politici regionali e locali di tutti i partiti che, tra smentite e conferme, avrebbero pagato tariffe tra i 200 e i 500 euro per ogni ospitata televisiva su emittenti della zona. Nell’immediato era partita un’inchiesta della magistratura a cui era seguita la decisione dell’ordine dei giornalisti di chiarire i contorti della storia.
“Premesso che l’informazione a pagamento, sia che si tratti di politici o di qualsiasi altro cittadino, non fa parte della professione giornalistica”, era stato annunciato allora dalla sede di Strada Maggiore, “ed è tassativamente vietata dalle nostre regole deontologiche a tutela soprattutto dei cittadini, che hanno diritto a un’informazione corretta e trasparente, l’Ordine dell’Emilia Romagna ravvisa nei fatti esposti tutti gli elementi per aprire ufficialmente un’istruttoria”. Ora è giunto il verdetto disciplinare in attesa delle future messo delle autorità inquirenti.
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