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Palermo, non lasciate che Padre Puglisi sia morto invano

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Ieri notte ignoti hanno forzato la finestra degli spogliatoi del Centro Polivalente Sportivo, realizzato dal Centro di Accoglienza Padre Nostro, dando vita a uno dei sogni che Padre Puglisi aveva coltivato per il quartiere Brancaccio. Hanno rubato un decespugliatore, una bicicletta elettrica e attrezzi per il giardinaggio e per la manutenzione.

A un mese esatto dalla cerimonia di beatificazione di Padre Puglisi, un altro sfregio viene inflitto alla Sua opera, cercando di sfiancare i volontari e gli operatori che da vent’anni portano avanti il lavoro da lui iniziato.

Ma a chi fa paura il Centro fondato da quell’umile parroco di borgata, da quel prete della periferia palermitana comandata e controllata dalla mafia?

Il Centro riesce a offrire numerosi servizi anche grazie ai tanti detenuti che vi lavorano, scontando la loro pena in maniera alternativa alla carcerazione. Credo che vi sia un tentativo di voler screditare il loro lavoro e il loro impegno; qualcuno vuole rigettare tra le grinfie della mafia queste persone e quanti si affidano all’opera di Padre Puglisi.

Oggi mi sento di fare un appello non alla gente perbene di Brancaccio, ma soprattutto ai tanti utenti del Centro, ai familiari dei detenuti e a quanti credono nella fatica quotidiana del lavoro, che non riesce a trovare risposte nelle istituzioni e attenzione in quelle agenzie educative che dovrebbero tutelarli e tutelare il frutto del sacrificio estremo di Padre Puglisi.

Mi rivolgo a voi: fate sentire la vostra voce, non lasciate che Padre Puglisi sia morto invano, fate in modo che non si creda che Brancaccio sia irredimibile. La vostra vita sia segno e testimonianza di chi lotta per il bene comune e la giustizia, ricordando ai detrattori del Centro di Accoglienza Padre Nostro che un giorno verrà il giudizio di Dio.

Oggi, come sempre da vent’anni, ottempereremo alle formalità della denuncia ai Carabinieri di questo ennesimo atto, vile e umiliante, che mai ha mortificato chi l’ha ricevuto, e forse neanche chi lo ha commesso, ma certamente chi lo ha commissionato.

Continueremo ad avere fiducia negli organismi della Giustizia, affinché, prima o poi, qualcuno venga messo davanti alle proprie responsabilità.

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