Nell’editoriale di sabato ‘Si fa presto a dire Bonino’, Marco Travaglio ha ripercorso alcuni passaggi politici della biografia di Emma Bonino e, quindi, di noi Radicali.

Non devo spiegare ai lettori del Fatto perché Emma sia la persona giusta per il Quirinale: lo sanno già, visto che sul vostro sito è di gran lunga la più votata. Del resto sono 15 anni che nei sondaggi risulta tra le personalità più stimate dai cittadini di ogni estrazione, nonostante nella classifica dei politici presenti sulle televisioni negli ultimi 14 mesi figuri al 192° posto per ascolti concessi.

La ragione di tale consenso popolare è semplice: gli italiani sanno, conoscendo la sua storia, che nessuno meglio di Emma garantirebbe il rispetto di quella Costituzione “più bella del mondo” fin qui tradita e negata. 

Voglio invece tornare su alcuni passaggi di cui serbo ricordi ben diversi da Travaglio sebbene avessi 20 anni, infatti, le ore trascorse ai tavoli referendari mentre Berlusconi scendeva in campo non mi permettono di dimenticare quel periodo.

Per soffiare via l’immagine di una Bonino (e dei Radicali) a lungo sodale della storia politica di Berlusconi, basterebbe riportare quanto scrivono in questi giorni Giuliano Ferrara (“se la eleggono mi sotterro vivo”), Libero o Gasparri. Oppure ricordare quando nel ‘99 Berlusconi e D’Alema, spaventati dal suo consenso crescente, prima si accordarono per votare in fretta Ciampi al Quirinale, poi per farla fuori dalla Commissione europea indicando Prodi. 

Ma poiché il conoscere per deliberare è sacro anche per me, entro nel merito di quanto scritto da Travaglio, a partire dalla fantomatica alleanza dal 1994 al 2006 con il centrodestra berlusconiano. In realtà, sulla spinta dei referendum vincenti del ’93 per il maggioritario uninominale e l’abolizione del finanziamento pubblico, i Radicali proposero al Pds la costituzione di un grande Partito Democratico, ma Occhetto preferì l’alleanza con La Rete di Leoluca Orlando. 

Nasce così, con Berlusconi che firma i referendum radicali per la riforma americana delle istituzioni e la rivoluzione liberale, l’accordo del ’94 tra la Lista Pannella-Riformatori e il Polo della libertà (Forza Italia e Lega), ma solo in alcuni collegi uninominali del nord. I Radicali, infatti, si presentavano da soli in tutta Italia nella quota proporzionale e contro il Polo del Buongoverno (Forza Italia e MSI) nei collegi del centrosud. Nel ’96 è già tutto finito, con Berlusconi che abbandona quei propositi riformatori preferendo Fini, Casini e Lega, sabotando i referendum radicali del 2000 su giustizia, economia e istituzioni.

In tutte le elezioni, dunque, i Radicali continuarono a contrapporsi alle coalizioni degli inciuci e dei baratti, e ne pagarono il costo stando fuori dal Parlamento italiano per ben 10 anni. Nel 2001 fu proprio Emma a candidarsi contro Berlusconi e Rutelli, e in quella legislatura senza radicali furono approvate, oltre alle leggi ad personam, anche l’infame legge 40 che tentammo di abrogare col referendum del 2004 e le sciagurate leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi contro le quali il nostro impegno non è mai mancato.

Nel suo editoriale, Marco Travaglio cade poi in un altro errore, attribuendo alla Bonino nel 2005 –ovvero gli anni delle leggi ad personam- una frase di apprezzamento a Berlusconi come premier mentre in realtà le agenzie dell’epoca dimostrano che non si riferiva all’azione di governo bensì all’operazione “ospitalità” alle regionali: dopo 10 anni contro i due poli, preso atto che se non eri all’interno di una coalizione non avevi diritti politici, i Radicali chiesero ospitalità a entrambe le coalizioni, ma alla fine non se ne fece nulla perché l’Ulivo troppo clericale rifiutò le liste radicali in quanto avevano il nome di Luca Coscioni.

È vero, invece, che Emma divenne Commissario europeo per scelta di Berlusconi, ma questo è un indiscutibile merito visto quello che fu capace di fare. Da allora a oggi, dal tribunale internazionale sui crimini di guerra alle vittorie all’Onu per la moratoria della pena di morte e la messa al bando delle mutilazioni genitali, dalla campagna di Pannella per sventare la guerra in Iraq attraverso l’esilio di Saddam all’arresto subito nel 1997 dai talebani, Emma ha rappresentato insieme al Partito Radicale un baluardo a difesa dei diritti umani.

Rispetto poi all’appoggio dell’intervento militare contro Milosevic, se Alex Langer fosse vivo potrebbe ricordarci quanto i Radicali si spesero nei Balcani già alla fine degli anni ’80 per una soluzione politica con l’entrata nell’Ue della Jugoslavia unita e federale e quanto poi Emma Bonino fu determinante per l’istituzione della Corte penale internazionale per i crimini nella ex- Jugoslavia.

Tanta storia da raccogliere in poche righe e qualche link a servizio del giornalismo dei fatti.

Anche perché, in fondo, non è mai troppo tardi per dire Bonino.

PS: in chiusura, rinvio ad altri due link

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