Chiuso per mancanza di dialogo. Dopo tre anni di lavoro e progetti, il Tavolo immigrazione e cittadinanza di Parma cessa di esistere. A scioglierlo sono stati i suoi rappresentanti, membri delle comunità di stranieri in città, che da quasi un anno cercano di contattare il sindaco Federico Pizzarotti e la sua giunta senza mai avere avuto un effettivo riscontro. Così, dopo i tentativi andati a vuoto, la scelta dell’ex coordinatore Cleophas Adrien Dioma insieme a Leonor Grossi, Asta Vinci, Farid Mansour, Gentian Alimadhi e Ambrose Laudani è stata quella di riconsegnare al primo cittadino le chiavi della sede di via Melloni, che era stata concessa al gruppo di lavoro dalla passata amministrazione di Pietro Vignali.

“Abbiamo chiesto di avere un incontro con il sindaco subito dopo la sua elezione, ma dalla segreteria ci avevano risposto di aspettare la nomina dell’assessore al Welfare – racconta Adrien Dioma – Poi abbiamo fatto altri tentativi con l’assessore, ma non abbiamo mai ricevuto risposta”. Da maggio a dicembre 2012 il silenzio, quindi la decisione di porre fine all’esperienza e l’invio alla giunta e al sindaco di una nota ufficiale in cui i rappresentanti del Tavolo comunicavano la volontà di scioglierlo. L’unica a farsi viva a quel punto è stata la vicesindaco Nicoletta Paci, che ha incontrato i rappresentati il 12 febbraio 2013: “Ha detto che sperava che la nostra decisione non fosse definitiva, ma in realtà si capiva che non aveva idea di cosa fosse e come funzionasse il Tavolo di immigrazione. È stato un incontro amichevole, ma abbiamo capito che non c’era interesse per un percorso che somigliasse alla nostra politica”.

L’idea di una Consulta per gli immigrati era nata ai tempi della giunta di Elvio Ubaldi con l’allora assessore Maria Teresa Guarnieri (oggi consigliere comunale di minoranza), ma il progetto era diventato concreto nell’era di Vignali (e del suo assessore al Welfare Lorenzo Lasagna), con la formalizzazione del Tavolo il 22 aprile 2010, fino all’inaugurazione della sede nella primavera del 2011. Il Tavolo era composto da sei rappresentanti scelti dalle comunità di stranieri residenti a Parma provenienti da Asia, Africa, America ed Europa, e con una certa esperienza con le istituzioni. In questi anni i consulenti hanno lavorato gratuitamente con l’amministrazione con l’obiettivo di far partecipare le persone straniere alla vita politica, sociale e culturale della città, di parlare di integrazione e immigrazione anche attraverso l’organizzazione di convegni, eventi e momenti di confronto aperti alla cittadinanza.

Oggi però quell’esperienza, forse nata sotto la cattiva stella delle passate amministrazioni di centrodestra, si spegne nell’era di Pizzarotti e del Movimento Cinque stelle. “Riteniamo sia giusto – si legge nella lettera inviata alla giunta – lasciare alla nuova amministrazione la libertà di scegliere il modo migliore e la struttura che consideri più adeguata per affrontare la problematica dell’immigrazione nella città di Parma”.

Dalla sede di via Melloni è stata perfino asportata la targa del gruppo che erano stati i rappresentanti del Tavolo a pagare di tasca propria, anche se non è chiaro chi sia stato e perché. “Abbiamo visto che l’hanno tolta, nessuno ci aveva avvisato” continua l’ex coordinatore, riconsegnando simbolicamente le chiavi della sede nelle mani di Pizzarotti. Il sindaco si è mostrato dispiaciuto e stupito del gesto, anche se ha accettato di ricevere le chiavi: “Rispetto le scelte, ma penso che ci sia un tempo e un modo per tutto. Non ho seguito direttamente io la vicenda, ma questo mi sembra l’ultimo passo rispetto a un problema che poteva essere affrontato”.

Dal Comune assicurano che l’assessore al Welfare Laura Rossi abbia tentato di mettersi in contatto con i rappresentanti del Tavolo, che però negano. A gettare benzina sul fuoco è stato poi il consigliere comunale Udc Giuseppe Pellacini, che da ex assessore delle precedenti giunte aveva visto il progetto nascere: “La fine del Tavolo rappresenta un’opportunità persa, perché era una realtà a servizio del territorio, dove gli immigrati rappresentano il 12 per cento della popolazione. La cosa più grave è che nessuno della giunta abbia comunicato la decisione della chiusura in consiglio comunale, che è l’organo principe della città per affrontare queste questioni”.

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