I serbatoi di stoccaggio della vecchia centrale nucleare di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, presentano valori di radioattività superiori alla norma. Quanto emerge dalle analisi condotte dai militari del Centro interforze studi applicazioni militari di Pisa a seguito dei prelievi effettuati a fine novembre dal nucleo sommozzatori della Guardia di Finanza di Napoli, è uno dei risvolti, tanto temuti, dell’inchiesta avviata a fine novembre, dal sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere Giuliana Giuliano, in merito alle presunte irregolarità in materia di sicurezza nucleare.

Fonti vicine agli inquirenti affermano che i risultati, fortunatamente, non riguardano le acque del Garigliano, il fiume adiacente alla centrale, ma solo i serbatoi di stoccaggio temporaneo adiacenti al fiume. I valori sarebbero comunque superiori a quelli di norma presenti in questi contenitori che, come accade nel sito nucleare di Saluggia, raccolgono le acque, debolmente contaminate o a dubbia contaminazione, provenienti dai vari punti dell’impianto; le acque, periodicamente, sono scaricate nel fiume, in modo che la sua portata produca una forte diluizione della radioattività, mantenendo entro i limiti di legge di non rilevanza radiologica la dose assorbita dalla popolazione. Una situazione delicata, anche se al momento viene escluso, da parte degli organi inquirenti, un pericolo imminente per la popolazione, anche perché, al contrario di Saluggia, i serbatoi in questione sono dotati di sistemi di filtrazione che è possibile attivare, se necessario, prima di ogni scarico nel Garigliano, riducendo sensibilmente la presenza di contaminazione radioattiva. 

Ma le rassicurazioni, per qualcuno, non bastano. “Mi sembra strano che la radioattività anomala riguardi solo i serbatoi – dichiara Giovanni Mallozzi, responsabile Ambiente di Sel a Minturno, provincia di Latina – visto che analisi pregresse effettuate dall’Enea e dall’Istituto Superiore di Sanità negli anni Ottanta, rilevavano radioattività nelle acque del Garigliano e in tutto lo specchio di mare adiacente alla foce fino a parecchie miglia dalla costa. La centrale inoltre è stata costruita in un’ansa del fiume a rischio idrogeologico, più volte colpita da esondazioni del Garigliano che hanno interessato l’impianto e quindi i serbatoi”. “Troppe volte – ha concluso – ci hanno tranquillizzato salvo scoprire che per sette anni nessun ente aveva effettuato le analisi per cui era preposto”.

Altre nubi nere quindi si addensano sulla gestione discutibile dei rifiuti nucleari e della loro messa in sicurezza, già raccontata dal fattoquotidiano.it da parte della Sogin, società nata nel 1999 con il compito di smantellare le centrali chiuse dopo il referendum del 1987 e partecipata al 100% del ministero del Tesoro.

Al momento tra gli indagati figura solo Mario Iorio, responsabile della Sogin della disattivazione della centrale, il cui nome è finito nel fascicolo della Procura dopo un blitz delle fiamme gialle a fine novembre, quando emerse che i controlli ambientali dell’Arpa Campania, che dovevano essere semestrali, in realtà non venivano effettuati da sette anni. Le ipotesi di reato sono disastro ambientale e irregolarità in materia di sicurezza nucleare. “Tutte le attività vengono svolte nel pieno rispetto dei parametri ambientali e della normativa di riferimento – spiega la Sogin – Attendiamo ora i dati ufficiali delle analisi fatte prima di aggiungere ulteriori valutazioni”.

Nonostante le dichiarazioni rassicuranti la gente che abita nelle vicinanze, al confine tra la provincia di Caserta e quella di Latina, non è poi così tranquilla. “Il ministero dice che la media dei tumori è al di sotto di quella regionale – spiega Giulia Casella, presidente Legambiente di Sessa Aurunca – ma qui non c’è una famiglia che non abbia almeno un caso di tumore. Ci sono studi risalenti alla fine degli anni Settanta che dimostrano come ci siano state ricadute preoccupanti sugli animali e sulle persone: casi di malformazioni ed ermafroditismo nei bambini, vitelli macrocefali o nati senza una zampa, pulcini che ne avevano tre”.

Tra le accuse della Procura quella di aver sotterrato nel terreno dell’impianto, ad una profondità tra i 20 e 50 centimetri, rifiuti ancora in attività, nella zona che il piano di bonifica denomina “Trincee”. “Probabilmente qui le responsabilità risalgono agli anni Ottanta – dichiara un tecnico nucleare che preferisce mantenere l’anonimato – ma anche qui, oggi, risultano comportamenti poco chiari tra Sogin e l’ente di controllo Ispra”. “Dalle carte risulta che il 28 marzo scorso – prosegue il tecnico – l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che sorveglia le attività nucleari della Sogin, ha ordinato la sospensione delle attività di bonifica proprio delle trincee in quanto non autorizzata. L’Ispra era ancora in attesa della versione aggiornata del piano/progetto operativo a cui erano state chieste delle integrazione, mai pervenute, ben 20 mesi prima”. Secondo la normativa vigente in materia di sicurezza nucleare, per i responsabili di questo tipo di azioni (esecuzione di lavori in ambito nucleare non autorizzati, ndr) è previsto anche il carcere. L’Ispra non sembra aver segnalato la vicenda alla magistratura e “la Sogin, per aver iniziato i lavori sulle trincee – dichiara il tecnico – ha anche ottenuto un bonus economico dall’Authority per l’energia e per il gas che finanzia Sogin stessa con una aliquota delle bollette elettriche pagate a caro prezzo dagli italiani”.

Altra nota dolente è costituita dall’annoso problema del camino della centrale, una sorta di tubo in cemento alto circa 100 metri. “Sono molti anni che Sogin e Ispra – denuncia il tecnico nucleare – hanno dichiarato che il camino è a rischio sismico, che tale rischio è inaccettabile in quanto una eventuale caduta sulla sfera che contiene il reattore nucleare provocherebbe fuoriuscite incontrollate di materiali radioattivi”. Ma per paradosso nel 2010 Sogin ha incassato un altro bonus per aver completato il progetto di abbattimento del camino. Il camino è ancora al suo posto, anche se l’abbattimento è stato autorizzato dall’Ispra nel 2009.

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