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M5S, che fine ha fatto la liquid democracy?

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Nel settembre scorso ho intervistato Alfonso Moscato, del M5S siciliano. Il tema era quello della cosiddetta “liquid democracy, cioè il sistema di consultazione permanente su Internet che il movimento di Grillo sembrava voler utilizzare per mettere in campo un vero sistema di democrazia diretta. Personalmente ho qualche riserva sui meccanismi di web democracy, tanto più che dove si è provato ad applicarla non si è arrivati a grandi risultati.

Devo ammettere però che l’idea mi aveva per lo meno incuriosito. Un po’ perché Alfonso mi ha dato l’impressione di avere un’ottima competenza e una buona dose di pragmatismo, un po’ perché ho sempre considerato l’idea della democrazia diretta come il santo graal di un vero rinnovamento democratico. Adesso che il M5S è sbarcato a Camera e Senato, la questione del rapporto diretto tra eletti ed elettori si pone di nuovo. Certo, l’idea che una forza parlamentare (pure importante) si trovi a dover seguire l’esito di votazioni online per prendere qualsiasi decisione non è il massimo della praticità e, a pensarci bene, nemmeno dell’efficacia.

Tra le caratteristiche dei neoeletti appartenenti al M5S c’è quello di possedere specifiche competenze che, in condizioni normali, porterebbero ad affidare a ognuno di loro il compito di seguire i temi che conoscono meglio. L’adozione della liquid democracy rischierebbe di annacquare questo aspetto, ma con il sistema delle deleghe (e qui invito chi non l’ha già fatto a rileggersi l’articolo che descrive il funzionamento del sistema) un certo equilibrio si potrebbe trovare. Invece sono passati quasi sei mesi e di quel progetto non si è saputo più nulla.

Forse è ancora in rodaggio e l’opinione pubblica non lo sa. Forse è stato semplicemente accantonato. Leggendo il turbinio di post che affollano il blog di Grillo sul tema “fiducia sì, fiducia no”, però, l’impressione è che di quel sistema oggi ci sarebbe un gran bisogno, magari organizzando un referendum tra i militanti sulla base di una proposta concreta di provvedimenti da affidare a un ipotetico governo. Male che vada, servirebbe a spazzare via l’antipatica sensazione che le decisioni all’interno del Movimento siano prese in splendida solitudine da Grillo.  

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