Posso raccontarvi una storia…?

Allora, c’era una volta. Non tanto una volta, più o meno due anni fa..

Politecnico di Milano. Anni 24. Studente all’ultimo anno della laurea specialistica in Design della Comunicazione. Studiato “Design”, “creatività”, generato “artefatti”, respirato molta aria molto fritta. Poche idee buone. Troppi preconcetti. Docenti assenti, colleghi modaioli, arrivisti, non molto vestiti. Soddisfazione bassa.

Un bel giorno però – c’è sempre un bel giorno nelle storie – un signore a nome Luis Ciccognani tiene una «Open Lecture» (se non si usano termini inglesi la storia non è sufficientemente esotica…). Arriva in aula portandosi dietro un bastone di legno: segno della saggezza dell’anziano e arma di difesa in caso di necessità. Non parla, grida: «Il mondo di fuori fa già schifo così com’è» dichiara, «almeno qui osate, su!» Le sue ore di lezione servono a sviluppare un progetto personale. 

Da non crederci. Un soffio di aria buona, diversa, che smuove le acque del padule universitario per dare ossigeno alla creatività. Il nostro eroe quella sera, ripensando ai fatti del giorno, si dà il permesso di avere una idea, creativa per giunta per aiutare il pensiero creativo. Un mazzo di carte… Il giorno dopo, caso raro, si da il permesso di parlarne a Luis, il saggio con il bastone. Lui ascolta e invece di fare come troppo spesso fanno i soloni dell’accademia, ovvero dichiarare che è una boiata, presenta al nostro eroe Alessandra M., famosa copywriter milanese. Fu amore a prima vista. Inizia la traduzione dell’idea in azione. Come ottenere stimoli visivi efficaci, quali teorie della psicologia utilizzare: Gestalt, PNL, pensiero laterale. Serve una metafora, un vettore per la creatività. Si parla, si progetta, si scopre che si ha una passione comune per i tarocchi. Alessandra e l’eroe decidono di prendere spunto non dalle figure, non dai significati esoterici, ma dagli archetipi a cui rimandano. Ognuna delle 78 carte ha un’essenza semplice e tuttavia complessa che si ritrova nel quotidiano e nei modi di pensare. Tutto tornava! La creatività, l’intuizione è astratta, inspiegabile, un po’ magica. 

Trovata l’idea e il modo di declinarla, finita l’ispirazione, inizia la traspirazione: una salita in discesa, dura ma che fila come il vento. Tempo un paio di mesi e le carte sono pronte, basate sui risultati della ricerca sugli archetipi, sulla loro traduzione in immagini e in parole: due mezzi differenti per dire la stessa cosa, due suggestioni – carta visuale e favola evocativa – per un unico stimolo potente. Erano nate le Intùiti Creative Cards, un mazzo di carte per la Creatività, uno strumento ispirazionale che aiuta a trovare nuove idee, superare la pagina bianca o semplicemente pensare. Fine della storia dunque? Vissero felici e contenti? Calma, non così veloci, è una storia non una favola.

Il creativo, l’artista, quando cerca di entrare nel mondo reale ne prende tante di sberle. Costi, investimenti, industrializzazione, produzione, distribuzione, contatti, marketing. Te ne parlano poco nell’ovattato mondo degli studi. Fanno venire mal di testa, la voglia di gettare la spugna.

Produrre mazzi di carte costa caro: 6,000 euro per duemila mazzi. Collocare le Intuìt non è banale per nulla: troppo laiche per un editore esoterico, troppo poco scientifiche per un editore laico, troppo estroverse per i professionisti della creatività, troppo creative per gli impiegati …

Fortunatamente siamo nel mondo del digitale e i titolari di un’azienda trovata in rete si esaltarono all’idea di produrre qualcosa di differente dalle semplici carte francesi. I costi sono comunque alti, ma il numero di pezzi ben più basso. Il salvadanaio rotto del nostro eroe copre le spese e si ritrova con dei depliants in mano, il suo mazzo nell’altra, un sito web più o meno funzionante, tante ore di sonno arretrato a fare vedere, un paio di volte agli avventori di un ristorante dal proprietario compiacente cosa ci si può fare con quelle carte. Inizia sempre come una semplice chiacchierata, condita da sguardi dubbiosi verso il mazzo che stringe in mano. Poi l’interlocutore si lascia andare, inizia a parlare, a chiedere, a esaltarsi: «…cosa devo fare con questa carta? Mi fa venire in mente che…, ma…», e saltando di palo in frasca trova centinaia di spunti di idee a se stesso e a chi stava ad ascoltare. Le carte funzionano. Le persone si aprono. La creatività si libera, perché ognuno è creativo se si da il permesso di esserlo.

La storia del mazzo e del loro autore si mischiano, si confondono.

Le carte non cambiano più, il nostro eroe invece sì. Impara. Impara a prendere porte in faccia, a raccogliere rifiuti uno dopo l’altro. Dicono di no gli editori, i produttori di carte da gioco, persino le cartiere. Capisce che il fallimento delle carte è il suo di fallimento, è il fallimento di questa Italia che ruba l’energia a chi vuol fare con una collezione infinita di no, di curriculum inviati e non risposti, di silenzio. Il nostro eroe non si piace più. Taglia tutto: lascia un lavoro sicuro, gli amici, una ragazza che iniziava ad amare. Biglietto di sola andata per Amsterdam. Perché Amsterdam? Perché no?

Parte solo sapendo di non essere solo, ha le sue carte.

Le ha onorate, le ha mostrate durante i colloqui di lavoro – perché in Olanda ti intervistano, ti fanno un’offerta se sei bravo -, ha inventato eventi in bar ospitali. Loro, le carte, in cambio hanno provveduto a lui: dal lavoro agli amici, dalla leggerezza alla soddisfazione. Hanno fatto in modo che trovasse ciò che cercava. Se dai al mondo, quello farà in modo di rispondere.

Amsterdam si è aperta e lo ha accolto. Gli olandesi sono così diversi, riservati, contenuti, difficilmente raccontano problemi nascosti, non usano parole come «eterno» e non si pongono dubbi sulla vita e sulla morte. Su di loro le carte, gli Intùiti, hanno avuto un effetto straordinario. Affascinati dai colori sgargianti, hanno lasciato che gli archetipi li ponessero di fronte alle domande giuste. Si sono aperti, si sono innamorati, hanno raccontato il loro immaginario. Il nostro eroe capisce che la Creatività è la capacità di esprimere se stessi.

No, non lo capisce: lo ha vissuto e sentito. Le sue energie sono tornate. Le sue carte devono vivere. Senza lasciarsi abbattere dal poco credito riservato ai giovani, ha deciso di fare da sé e chiedere aiuto alla comunità online: ha lanciato una campagna di raccolta fondi su Kickstarter, famosa piattaforma internazionale che, per ora, accetta iniziative solo da residenti UK e USA e che negli ultimi anni ha aiutato a finanziare progetti creativi per più di 350 milioni di dollari.

Ha dovuto trovare un amico residente negli UK e l’ha pregato di prestargli il suo conto in banca per poter lanciare la prima campagna Kickstarter Made-in-Italy. Dura 30 giorni e serve a raccogliere fondi per una vera produzione industriale, così da poter permettere a tutti di avere un mazzo di Intùiti a un prezzo accessibile. Nei primi 3 giorni ha raccolto quasi 2,000 sterline da più di 120 donatori. Dopo una settimana siamo sulle 15mila sterline ed è stato inserito nella newsletter ufficiale di Kickstarter come uno dei 3 migliori progetti della settimana. Potete vederlo qui

Voi che leggete, cosa aspettate?

Il nostro eroe intanto vive in uno stato di agitazione costante, controlla l’orologio per sapere se l’altra parte del mondo è sveglia, scrive tante mail, ottiene poche risposte, si arrabbia, ride quando vede i numeri del suo Crowd Funding che salgono, quasi piange leggendo gli apprezzamenti arrivati da chissà dove.  

Sta traducendo il suo sogno in realtà. Senza raccomandazioni, senza tangenti, senza stecche, senza compromessi, senza sessismo, senza trucchi, senza imbrogli. Non so come finirà. L’importante è che queste storie non solo sono possibili. Sono vere.

Serve un eroe che ci creda senza accampare scuse. Questo è quanto basta. Dimenticavo, si chiama Matteo di Pascale.

Articolo Precedente

“Addio Milano, eBay e posto fisso. Vado ad Amsterdam per la mia startup”

next
Articolo Successivo

Programmatore a Roma, chef a Sidney. “Qui mi sento libero”

next