La fantasia priva della ragione produce impossibili mostri: assieme a lei è madre delle arti e origine di meraviglie”. Così Goya annotava a proposito di El sueño de la razón produce monstruos, uno dei suoi più famosi “capricci”. Elogio della pazzia e del suo potere creativo, arte generata dalla follia, prodotta al di fuori dei canoni codificati nelle academie, art brut partorita negli ospedali psichiatrici e nelle carceri. Tanto più se si guarda al XX secolo, alla modernità che riconosce la propria essenza in una condizione di follia e baratro. La mostra Borderline. Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall’Art brut a Basquiat, in programma al MAR di Ravenna dal 17 febbraio al 16 giugno prossimi, esplora gli incerti confini dell’esperienza artistica, mettendo in luce un’area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti folli, alienati o, detto in un linguaggio nato negli anni ’70, outsiders.

La mostra, curata dal direttore scientifico del museo Claudio Spadoni e dallo psichiatra Giorgio Bedoni, che da anni si occupa del rapporto tra arte e psicopatologia, guarda alle ricerche che nel corso del Novecento portarono diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori a guardare sotto una nuova luce le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Ricerche che avviarono una revisione radicale di termini quali “art des fous” e “arte psicopatologica”, prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.

La mostra è divisa in diverse sezioni, caratterizzate dalla presenza costante per tutto il percorso espositivo di opere di Art Brut. L’Introduzione introspettiva ospita opere di Gericault e Goya, mentre nella sezione Disagio della realtà vengono presentate le opere di artisti internazionalmente riconosciuti come Bacon, Dubuffet e Basquiat affiancate ai lavori di outsider, allo scopo di confrontare la creatività degli alienati da un lato e il disagio espresso dall’arte ufficiale, specchio di una follia del tempo, storica e antropologica. La sezione Il disagio del corpo espone una serie di lavori in cui il corpo diviene l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa (con opere di Recalcati, De Pisis, Zinelli e altri).

Ne I ritratti dell’anima si esplora il ritratto e autoritratto, forma di inconsapevole autoanalisi, una delle  modalità di espressione più frequenti nei pazienti psichiatrici e negli artisti che, come Van Gogh e Al Matt Antonio Ligabue, vissero esistenze abbacinate dalla cupa luce della follia. Un’ultima sezione, Il sogno rivela la natura delle cose, è dedicata alla dimensione onirica nell’arte, con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre ad una nutrita presenza di lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati.

Per tutte le informazioni su orari e biglietti si rimanda al sito www.museocitta.ra.it.

 

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