L’indiscrezione è circolata nelle ultime ore e parla di una riduzione del 50% per gli ordini di componenti per il suo iPhone 5, chiaro segno del fatto che dalle parti di Apple hanno visto al ribasso le previsioni di vendita del melafonino. La notizia è stata sufficiente per mettere in allarme gli investitori e provocare un tonfo del titolo in borsa (-4%) portandolo sotto la soglia dei 500 dollari. La successiva ripresa (504,25 dollari per azione) non serve a cancellare un dato preoccupante per la casa di Cupertino: dal settembre 2012 (700 dollari) il titolo ha perso quasi il 29% del suo valore. Il destino in borsa dell’azienda di Cook dipenderà dai dati relativi all’ultimo trimestre 2012, la cui pubblicazione è prevista per il 23 gennaio.

Eppure, secondo i dati pubblicati la scorsa settimana da ComTech, per Apple il 2012 si è chiuso nel migliore dei modi. La rilevazione si riferisce al 25 novembre 2012 e indica una crescita di Apple nel settore smartphone. Secondo la ricerca, il 53,3% dei telefoni venduti nei 12 mesi precedenti portavano il marchio della mela. Lo stesso studio segna un calo per il rivale Android, che ha subito un calo del 10.9% rispetto all’anno precedente. Il sistema di Google mantiene comunque il 41.9% del mercato, lasciando a Microsoft e al suo Windows Phone soltanto le briciole (2.7%).

La situazione, però, è molto meno stabile di quanto possa sembrare. L’ingresso in campo di sistemi Linux, con il passaggio della rivale Samsung al nuovo Tizen e l’annuncio di una versione smartphone di Ubuntu, rischiano di mescolare le carte nel settore e ampliare il numero di concorrenti in grado di infastidire Apple. Senza contare che il nuovo iPhone, pur con qualche innovazione degna di nota soprattutto sotto il profilo delle prestazioni, rappresenta la quinta incarnazione di un prodotto che ai consumatori comincia a sembrare sempre uguale a sé stesso.

Lo spauracchio Microsoft
La situazione è scivolosa anche per il fratello maggiore dell’iPhone, quell’iPad che fino a oggi ha mantenuto la leadership indiscussa nel settore tablet. Nel settembre scorso (quando il titolo Apple ha toccato il suo massimo), iPad deteneva il 68% nel mercato tablet e i nuovi iPad 4 e Mini, nei primi 3 giorni di disponibilità, avevano venduto 3 milioni di esemplari doppiando le stime degli analisti che avevano previsto vendite per 1,5 milioni di dispositivi. La battaglia in questo settore sembrava già vinta, considerato anche Android non si sono mai dimostrato competitivo come nel settore smartphone.

Nel frattempo, però, c’è stato il Ces di Las Vegas e hanno fatto la comparsa i primi dispositivi che possono davvero infastidire il colosso californiano. La minaccia, questa volta, arriva dal nuovo Windows 8 e dalla strategia di Microsoft che punta a un’introduzione massiccia del touchscreen nel settore dei portatili. Com’era prevedibile, i tanti produttori legati al mondo Windows hanno fatto di necessità virtù trasformando i loro notebook in modelli convertibili, in grado di trasformarsi in tablet attraverso la rotazione dello schermo o la separazione di quest’ultimo dal corpo del portatile. Un trend che punta ad azzerare le differenze tra portatile e tablet e che può erodere significativamente le vendite dell’iPad. Tanto più che il gigante Intel sembra deciso a introdurre il touchscreen come requisito per la dotazione degli ultrabook, costringendo così tutti i produttori ad avvicinarsi a questo tipo di soluzione.

L’enigma iPad Mini
Difficile invece capire che impatto abbia davvero avuto l’introduzione del nuovo iPad Mini. Il tablet da 7.9 pollici è stato ribattezzato come un “iPad low cost”. Con un prezzo che varia da 329 a 659 euro, però, il suo “basso costo” rimane molto relativo, così come il successo nei negozi. I giudizi dei consumatori e degli appassionati sui vari blog non sono concordi e anche i dati forniti fino a ora da Apple non distinguono tra le vendite del modello normale e del Mini, lasciando intatto il dubbio che la versione “ridotta” del suo tablet sia stato un sostanziale flop. La sensazione è confermata anche da considerazione squisitamente economiche: secondo uno studio di Ihs, iPad Mini offrirebbe margini di guadagno decisamente inferiori rispetto ad iPad e iPhone.

La società di analisi ha eseguito nello scorso novembre una ricerca in cui ha calcolato il costo dei componenti per l’assemblaggio del dispositivo. Secondo la stima, la produzione di un esemplare costerebbe 188 dollari garantendo all’azienda di Tim Cook un margine del 41%. Un po’ pochino, soprattutto se si considera che iPad 3 e iPhone 5 garantiscono, rispettivamente, il 50% e il 68% di margine. Anche se i dati di vendita lo sorreggessero, quindi, il nuovo nato rischia di deludere quanto meno sul piano dei profitti. Certo parlare di crisi è per lo meno prematuro, ma per rimanere sulla cresta dell’onda del mercato (e di Wall Street) servono continue innovazioni che, negli ultimi mesi, mancano. In questo senso la svolta potrebbe arrivare dalla tanto attesa Apple iTV, che potrebbe fare la sua comparsa addirittura nelle prossime settimane. Chissà che i ragazzi di Cook non riescano ancora una volta a stupire tutti.

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