Intanto l’orizzontalità fotografica non le fa giustizia. Tying Tiffany, l’astro nascente oramai cresciutissimo dell’electroclash italiano, va assolutamente guardato in tutta la sua verticalità con la classica carrellata di Google Images. Perché la splendida sensualità della fanciulla, classe ‘78 originaria di Padova, caschetto nero, calze stracciate, gonnine inguinali, tshirt e slip bagnati e accorciati sul più bello, pose sul water, fa il paio con la disinvolta presenza sul palco nei live.

Concerto atteso, per confermare l’assunto, è quello di sabato 5 gennaio 2013 al Covo di Bologna. A un anno dall’uscita dell’album Dark Days, White Nights, Tying Tiffany prova a ricordare che nel lontano 2005 i berlinesi della Get Physical ci videro giusto. Drum machine e sintetizzatori a go-go, ma anche melodie più accomodanti, virate su un’ipnotica elettronica come nel brano Drownin’ che è stato, oltretutto il pezzo lancio dell’intera opera, o Sinistral.

Tying Tiffany è uno di quei cervelli in fuga che felicemente torna in Italia e racconta agli italiani che, nonostante tutto all’estero non si vendono solo Bocelli e Volare di Modugno. Certo non è musica per tutti i gusti ma con 4 album in sette anni (Undercover (2005); Brain for Breakfast (2007); Peoples Temple (2010) e il succitato Dark Days, White Nights (2012) ) la ragazza si è affermata tra le voci più decise e robuste del suo settore ribadendo più volte la sua estraneità alle tendenze più facili, focalizzando l’attenzione persino sulla costruzione di un personaggio che in scena usa il corpo sia come oggetto musicale, sia come soggetto di voyeurismo.

Nell’autunno del 2010 Storycide, contenuto nell’album Peoples Temple, è stato impiegato per la colonna sonora di una puntata di CSI, andata in onda negli Stati Uniti d’America il 7 ottobre dello stesso anno. Dal vivo, infine, Tying sa anche fare crossover: Io sto bene dei CCCP, Orrore di Jo Squillo e Kandeggina Gang. Info su: http://www.tyingtiffany.com/ e http://covoclub.it/ (d.t.)

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