Franco Frattini e Pietro Ichino lasciano Pdl e Pd dichiarando il loro sostegno all’Agenda Monti. L’ex ministro degli Esteri si chiama fuori, è contrario alla ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi e si dice interessato “a un Ppe italiano” assicurando il suo impegno in Europa. Anche il senatore del Pd si dice pronto a supportare il premier chiedendo chiarezza all’interno del suo partito da dove emergono posizioni nettamente diverse sulla politica di Monti.

”La mia esperienza politica nel Pdl si conclude qui”. Franco Frattini, in un’intervista sulla Stampa, annuncia di voler lasciare il suo partito: “E’ una scelta che deriva anche dal vedere come in queste ultime settimane di incertezza ci siano stati e ci sono tentativi e movimenti di persone che come me, e anzi più di me, hanno criticato le scelte di Berlusconi, ma oggi, invece, sono tornati ad essere i più grandi sostenitori della sua candidatura a premiership”. Non è d’accordo con il ritorno in politica di Silvio Berlusconi, ma assicura: “Nessuna infedeltà, Silvio Berlusconi mi ha portato in Parlamento e non voterò mai contro di lui. Un gesto di lealtà nei suoi confronti mi pare giusto”. Frattini si chiama quindi fuori dal Parlamento, “ma non fuori dalla politica. Resterò nella grande casa del Ppe in Europa ad occuparmi di politica estera. Non cerco case né casette politiche per rientrare ad ogni costo in Parlamento. Anche se non nego – prosegue – che una proposta di una squadra o di una lista ‘Monti per l’Italia’, insomma, di un Ppe italiano possa interessarmi, ma se quella proposta non c’è resto fuori”.

Anche Pietro Ichino del Pd annuncia dalle colonne del quotidiano torinese il suo sostegno al premier: “La risposta negativa di Bersani al bellissimo discorso di Monti è per me decisiva. La campagna elettorale la farò a sostegno dell’Agenda Monti, attorno a cui si aggregherà una forza politica nuova, fuori dagli schemi tradizionali della politica italiana”. Il senatore sottolinea le contraddizioni interne al suo partito, riferendosi in particolare a quanto dichiarato da Bersani, favorevole alla linea politica tracciata da Monti, in contrasto con quanto detto da Fassina, che invece ha definito la strategia del premier “rovinosa per il Paese”. Secondo Ichino si tratta di “due posizioni inconciliabili. Mi chiedo come posso chiedere il voto degli elettori per il Pd senza che questa contraddizione sia stata risolta in modo chiaro”. “Qui in Lombardia – spiega ancora Ichino – si sta formando una lista che è espressione di tutta quella grande parte della società civile che rifiuta il populismo antieuropeo di Berlusconi e che allo stesso tempo vede le contraddizioni del Pd, sono pronto a lavorare per il successo di questa lista e anche a guidarla se mi sarà chiesto”.

E intanto il parlamentare Pdl, Alfredo Mantovano,  ha dichiarato che revocare la fiducia al governo Monti è stato un errore e che “questa esperienza dovrebbe far mitigare la durezza delle reazioni del vertice del Pdl alla esposizione dell’agenda per l’Italia da parte del presidente Monti: magari fra breve ci si potrebbe convincere che si è commesso un nuovo errore”. Secondo Mantovano “darsi un paio di giorni per una riflessione più attenta, legata soprattutto ai contenuti dell’agenda e al futuro dell’Italia dopo il voto, potrebbe solo giovare”. E anche lui ha minacciato di andarsene: “Sarebbe un peccato per il Pdl se si continuasse su una linea di immotivata chiusura. Se così fosse, per me personalmente questa sarebbe l’ultima nota firmata come deputato del Pdl”.

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