Sala d’attesa del dentista.
Io puntuale, lui in ritardo.
La crisi è anche questo.
Tre persone davanti a me illuminate a neon, tutte con lo smartfon in mano.
Una figlia quindicenne parla con la mamma adultolescente di aifon caduti rovinosamente per terra, la madre intanto digita cazzate esattamente come sto facendo io.
Un’altra tizia finto giovane è su feisbuc pure lei.
Le riviste accatastate su una sedia, non lette.
Facciamo cagare.
Accettiamolo.
Non siamo più capaci di vivere i tempi morti che ci permettevano di connetterci a noi stessi.
È morta la noia.
È morto lo spazio per l‘introspezione.
È morto il non fare niente ed è stato sostituito da questo far niente digitale che ci fa credere di star facendo qualcosa.
La madre passa l’aifon alla figlia ed entra dal dentista.
Un tizio magro magro digita pure lui stupidaggini su un tachscrin e ascolta musica sponsorizzata dall’Amplifon.
E io scrivo quello che sto vedendo, quello che sto vivendo: nulla.
Ed è bello così.

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