La responsabile dell’ufficio patenti e sinistri della Motorizzazione civile di Bologna e, periodicamente, “sovrintendente” agli esami di guida, Marina Raimo, arrestata dai carabinieri del Comando provinciale di Bologna insieme ad altre tre persone la scorsa settimana, ha ammesso davanti al giudice i fatti contestati dal pubblico ministero Rossella Poggioli. La donna si trova ora agli arresti domiciliari.

Secondo il pm, Raimo faceva parte di una associazione a delinquere che in sei mesi ha venduto più di cinquanta patenti di guida a cittadini italiani e ad extracomunitari per 2500 euro a persona, senza che questi sostenessero l’esame teorico.

I reati contestati sono la corruzione, il concorso in falso ideologico e il concorso in corruzione. I carabinieri avevano dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip Alberto Gamberini nei confronti, oltre che di Marina Raimo, di due uomini titolari dell’autoscuola Ma.Bo Srl, con sede sociale a Bologna e con quattro sedi operative sul territorio della provincia (Medicina, Castel San Pietro, Imola, Borgo Tossignano); si tratta di Giuseppe Masi, 61 anni, e Moreno Bortolotti, 55 anni, entrambi di Castel San Pietro Terme. Oltre ai due le manette sono scattate anche per una donna di origini moldave, Ecaterina Belosouv, 44 anni. Tutti e quattro ora si trovano agli arresti domiciliari.

Gli inquirenti le chiamano le “patenti col trucco”, quelle cioè che alcuni cittadini italiani e extracomunitari sono riusciti ad ottenere passando l’esame teorico della patente di guida in modo facilitato. I carabinieri nel corso delle indagini, coordinate dal pm Rossella Poggioli, con un furgone di copertura, intercettazioni telefoniche e riprese ambientali, servizi di controllo, osservazione e pedinamento hanno riscontrato che davanti ad una funzionaria della Motorizzazione civile si sedeva spesso una donna con vestiti diversi e capelli diversi, ma con le stesse fattezze fisiche.

Si tratta della donna di origini moldave, Ecaterina Belosouv, che si presentava con una cartellina e i documenti riferiti ai soggetti che dovevano sostenere l’esame, ogni volta travestita in modo diverso. In alcune giornate, infatti, la donna sosteneva anche diverse prove consecutive, ma tra l’una e l’altra andava nel parcheggio della Motorizzazione di Bologna per cambiarsi, oltre che i vestiti anche la parrucca. A volte bionda, altre mora, a volte con occhiali da sole o da vista, con la cuffia o con un cappuccio, in felpa o con gonna e tacchi.

La funzionaria della Motorizzazione civile, che davanti al giudice ha ammesso i fatti contestati dalla procura di Bologna, e il cui incarico era proprio di verificare in occasione degli esami l’identità dei candidati e consegnare loro un badge magnetico che consente di accedere alle postazioni e redigere i test, comunicava – con un preavviso di circa 2 settimane – i suoi turni di esame ai titolari della scuola di guida, e consapevole che la persona non era il vero candidato consegnava il badge col quale sostenere l’esame, che regolarmente la donna di origini moldave finiva con successo e con professionalità in solo un quarto d’ora.

Un sistema ben oliato e che fruttava parecchi soldi. Il tutto, infatti, avveniva dietro compenso di 2 mila, a volte 2500 euro. Per ora le posizioni abusive contestate sono in tutto 52. Ma la procura intanto prosegue le indagini per ulteriori accertamenti. Tutte le cinquantadue persone sono indagate per concorso in falso ideologico, in quanto consapevoli dell’accordo e i documenti, così come le quattro sedi della scuola guida, sono stati sequestrati.

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