Obama ha vinto ma ora deve governare e, nell’immediato, il suo problema più importante è capire quale sarà l’atteggiamento della maggioranza repubblicana alla Camera: i deputati del Gop potranno scegliere una limitata collaborazione con il presidente, oppure puntare sull’ostruzionismo sistematico, come hanno fatto dal 2008 ad oggi.

Il primo test sarà il cosiddetto fiscal cliff di fine anno, cioè l’aumento contemporaneo delle aliquote fiscali per tutti e una drammatica riduzione della spesa pubblica. Tutti gli occhi sono puntati sullo speaker della Camera John Boehner, che già nel 2011 sembrava favorevole a un accordo con Obama in cui i Democratici avrebbero accettato tagli alle spese (incluso il sacrosanto Medicare) in cambio della promessa di futuri aumenti delle tasse. Nonostante le condizioni fossero estremamente favorevoli (l’80% dei risparmi avrebbero dovuto venire da tagli alle spese e solo il 20% da aumenti delle entrate fiscali) il gruppo repubblicano alla Camera rifiutò e il problema fu rinviato al 31 dicembre di quest’anno.

Anche se è possibile che un qualche accordo per evitare il fiscal cliff venga raggiunto nelle prossime settimane, nell’arco dei prossimi quattro anni rimane comunque probabile che i Repubblicani mantengano la linea di sistematico ostruzionismo seguita fin qui, in particolare per quanto riguarda le tasse. Questo per due ragioni: il sistema costituzionale degli Stati Uniti premia l’opposizione anziché il compromesso, soprattutto se la polarizzazione nasce dalla società e non dai politici.

Il sistema disegnato nel 1787 aveva come preoccupazione principale quella di evitare la concentrazione dei poteri e fu accuratamente pensato per disperdere l’autorità governativa fra vari attori, rendendo impossibile agire a meno di un accordo tra più parti in causa. Tra l’altro Camera, Presidenza e Senato hanno scadenze temporali differenti per il loro rinnovo e ci sono ben poche azioni politiche che l’uno possa compiere senza il consenso e la collaborazione degli altri due. I costituenti pensavano che tra gentiluomini ci si potesse (e dovesse) intendere “per il bene del paese” ma la forza di ricatto di chi si rifiuta di muoversi di un millimetro dalle proprie posizioni è stata chiara in questi quattro anni, frustrando innumerevoli iniziative del presidente, a cominciare dalla chiusura di Guantanamo.

Negli ultimi quattro anni, i repubblicani hanno usato con successo l’arma dell’ostruzionismo al Senato e i negoziati sul tetto legale del debito pubblico alla Camera per paralizzare l’amministrazione Obama. Il loro scopo non era, in realtà, ottenere specifiche concessioni dal presidente bensì bloccare l’azione legislativa per poter poi accusare Obama di “non combinare nulla” e così impedirne la rielezione. Di fronte al fallimento elettorale di questa strategia, oggi si dice che il partito potrebbe adottare posizioni più concilianti, in particolare sull’immigrazione e questo potrebbe favorire una riforma. Anche perché il 70% dei latinos ha votato per Obama nelle presidenziali e i repubblicani sanno di aver bisogno di riconciliarsi con questa parte dell’elettorato.

Su tutto il resto, la polarizzazione rimane ed è facile prevedere che nel secondo mandato di Obama i risultati legislativi saranno probabilmente modesti.

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