Annibale era un nord africano. Ebbe a che dire con l’impero romano per alcuni anni. Per molto tempo, dopo la sua dipartita, nell’impero romano per terrorizzare i bambini si era solito dire “Annibale è alle porte”.

I media occidentali di tanto in tanto sono soliti sventolare lo stesso concetto usando lo spauracchio dello scontro di religioni e l’invasione occidentale da parte del mondo islamico. Forse sarebbe opportuno comprendere cosa stia succedendo nel mondo islamico prima di cedere a facili paure.

Quando Mohamed Bouazizi, laureato che vendeva frutta e verdura nella città, decise di darsi fuoco nessuno aveva previsto cosa questo gesto avrebbe innescato. La disoccupazione in Tunisia era, ed è tutt’ora, un grave problema per le giovani generazioni. La polizia, sprezzante delle libertà civili, lo aveva bastonato pubblicamente, probabilmente in virtù di qualche legge cittadina sulla vendita al dettaglio di vegetali. Tutti i media occidentali, dopo un primo titubante momento di perplessità (del tipo “e capirai tanto da quelle parti succede!”) decisero di scendere in campo. Una rivoluzione si fonda sulla volontà del popolo ma egualmente necessita, ai giorni nostri globalizzati, di un supporto massiccio della comunità internazionale. Le democratiche nazioni occidentali non si fecero attendere nel condannare l’evento. Internet, la pressione sociale, precedenti focolai mai sopiti di rabbia dei ceti bassi verso lo Stato, costo dei beni alimentari in continuo rialzo fecero il resto. In meno di un anno tutta la costa nord Africana prese fuoco. Algeria, Egitto, Libia, Marocco, Tunisia. Il popolo insorgeva contro regimi, fino ad allora considerati pacifici (più spesso venduti come tali dai media occidentali poco interessati a quelle regioni).

Le singole rivolte, sommariamente aggregate sotto il nome di primavera araba, quasi che fosse uno slogan turistico, arsero una buona parte degli esistenti governi. Le stagioni passarono e da primavera araba, ricca di promesse di democrazia e giustizia si giunse all’inverno islamico. I giornalisti occidentali presto cominciarono a notare una partecipazione piuttosto attiva, negli eventi post rivolte, di movimenti islamisti. Tutto d’un tratto i singoli paesi ribellatisi divennero di nuovo fonte di sospetto, e la brillante stampa occidentale, spaventata da questa ventata di islamismo, tornò a rimuginare sulle sue posizioni provinciali (qualcosa del tipo “mio dio l’Islam è proprio oscurantista”). In realtà il ruolo dei movimenti islamisti, prima di tutto la fratellanza mussulmana, era evidente fin dall’inizio. Tra i primi in Italia ad aver segnalato il loro ruolo preponderante dei movimenti islamisti nelle rivolte, che altri descrivevano come “liberali e occidentalizzanti”, si può rintracciare questo libro che analizza le radici del fenomeno rivoluzionario (invece di coglierne solo l’esito più visibile).

Spesso i media occidentali considerano difficile che l’islamismo e la democrazia possano convivere e prosperare, sostenendosi reciprocamente. Le nazioni dove le rivolte han avuto successo eran gestite da regimi autoritari e repressivi.

È da considerare che i regimi deposti, spesso sostenuti dalle nazioni occidentali, avevano ambizioni laiche e occidentaliste, con politiche economiche spesso neoliberali. Tuttavia la democrazia è un percorso lungo, doloroso che si genera in decenni se non secoli. Le repubbliche africane erano una versione “arrangiata” di una nazione democratica occidentale.

Lo scenario diviene ancor più complesso se consideriamo che differenti nazioni“esterne” appoggiarono alcune rivolte e ne ostacolarono altre: gli Usa appoggiarono la Libia e la Siria, furono moderati (quasi neutrali) in Egitto e contrari in Bahrain (alleato degli Usa). L’Iran fu favorevole a tutte le rivolte tranne quella siriana, i paesi del golfo appoggiarono qualunque rivolta fuori delle penisola arabica ma osteggiarono qualunque movimento nei propri confini.

C’è ancora confusione tra molti osservatori: alcuni ritengono che le rivolte arabe siano state una rivolta antimperialista contro l’occidente mentre altri pensano che sian state manipolate dagli Usa. Il fenomeno è articolato e trova una interessante trattazione in questo articolo.

Per chi volesse ulteriormente approfondire il tema il 23 novembre ci sarà un evento alla Sapienza di Roma, dove tra l’altro parteciperà Biancamaria Scarcia Amoretti, una dei più insigni islamologi italiani.

Lo scenario arabo non è ancora stabilizzato e la comprensione, da parte dei media occidentali, di cosa stia veramente avvenendo nella regione è fondamentale per lo sviluppo di relazioni commerciali stabili con quelle nazioni.

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