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Ilva, il ministero dà l’ok al piano. Ma ora l’azienda punta al dissequestro

La commissione che ha istruito il parere conclusivo, oltre alle disposizioni dell'Aia, ha chiesto interventi immediati per eliminare le emissioni inquinanti. Ma tra il programma della società e le misure chieste dal tribunale restano le differenze
Ilva, il ministero dà l’ok al piano. Ma ora l’azienda punta al dissequestro
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Il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera al piano presentato dall’Ilva di Taranto nei giorni scorsi per l’attuazione delle disposizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale. La commissione che ha istruito il parere conclusivo dell’autorizzazione, inoltre, ha sollecitato l’Ilva a dare immediatamente avvio agli interventi previsti, necessari per eliminare le emissioni inquinanti.

Il sequestro. L’Ilva ha già programmato una serie di interventi. Ma la vicenda cruciale resta sempre e comunque il sequestro degli impianti. Per l’azienda, infatti, “il complessivo programma di interventi non può, com’è intuibile, prescindere dalle vicende giudiziarie in corso che condizionano la piena disponibilità degli impianti la connessa definizione della capacità produttiva e il conseguente piano finanziario”. L’azienda guidata da Ferrante, insomma, si attacca al risanamento per ottenere in realtà la possibilità di continuare a produrre. Per la commissione ministeriale invece “il sequestro non può essere in alcun modo un alibi perché gli interventi posti nell’Aia non si facciano”.

A questo va aggiunto che il dispositivo del tribunale del riesame prevede che gli impianti sequestrati possano essere utilizzati per il risanamento. L’Ilva quindi non avrebbe bisogno di chiedere nemmeno il dissequestro delle aree. Ma l’azienda presenterà comunque nei prossimi giorni l’istanza, nonostante tutte le precedenti siano state respinte.

Ma quali sono gli interventi che l’azienda del Gruppo Riva intende effettuare? 

Altoforno 1 e batterie 5-6. Le batterie 5-6 alimentano l’altoforno 1, la cui fermata è prevista per i primi giorni del prossimo mese di dicembre quindi negli stessi giorni anche le due batterie saranno fermate. Gli interventi dureranno dodici mesi e prevedono, tra l’altro, anche il rifacimento completo dei refrattari dei forni, l’installazione sui camini dei sistemi di monitoraggio in continuo degli inquinanti. Per l’altoforno 1, Ilva prevede il completo rifacimento e sarà rimesso in funzione a giugno 2014.

Altoforno 2 e batterie 3-4. La fermata è prevista da Ilva nel gennaio 2013 per consentire lo stop in sicurezza degli impianti. Gli interventi richiedono un tempo di circa 12 mesi in cui per le batterie 3-4 si eseguiranno le stesse misure previste per le batterie 5-6. Quanto all’altoforno 2 – secondo Ilva rifatto completamente nel 2007 e sul quale si poteva intervenire con impianti in marcia – il blocco forzato provocherà danni strutturali e conseguentemente una riduzione della vita utile dell’altoforno. Tra gennaio 2013 e febbraio 2014 sull’altoforno 2 saranno installati impianti di depolverazione a tessuto e i sistemi di monitoraggio in continuo.

Batterie 9-10. Gli interventi saranno effettuati per “lotti” alcuni dei quali già avviati. Il completamento è previsto per agosto 2013 per la batteria 9 e per dicembre 2014 per la batteria 10. L’azienda prevede di installare un sistema di regolazione della pressione per ogni singolo forno, il sistema di monitoraggio in continuo e il rifacimento della torre di spegnimento n. 5. 

Altoforno 5. Resta l’impianto più discusso. L’Ilva prevede di fermarlo per sei mesi a partire dal luglio 2014 per il suo completo rifacimento e l’installazione di nuovi impianti di condensazione e di sistemi di monitoraggio in continuo.

I custodi. Fin qui quello che intende fare l’Ilva. I tecnici nominati dal gip – Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento – tuttavia hanno imposto mesi fa il rifacimento completo e immediato degli altiforni 1 e 5, la dismissione dell’altoforno 3 e il totale ammodernamento di 7 batterie.

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