Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato ieri il testo della legge anti-corruzione approvata dal Parlamento. Lo si legge in una nota diffusa dal Viminale al termine della riunione avvenuta oggi tra i ministri della Giustizia, dell’Interno e della Pubblica Amministrazione sul decreto incandidabilità.

Il governo intanto intende “varare il decreto legislativo sull’incandidabilità in tempo utile perché sia efficace in vista delle prossime elezioni”. I ministri Annamaria Cancellieri, Paola Severino e Filippo Patroni Griffi si sono incontrati stamani al Viminale per fare il punto e hanno discusso dei criteri oggettivi da utilizzare per individuare le fattispecie di reato che determineranno l’incandidabilità dei condannati in via definitiva, così come previsto dalla delega attribuita al Governo. L’esecutivo “intende così anticipare il lavoro di messa a punto del provvedimento che non potrà essere varato dal Consiglio dei Ministri prima che la legge anticorruzione entri in vigore. Il testo, firmato ieri dal Capo dello Stato, sarà pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale, e da quel momento decorreranno i 15 giorni per l’entrata in vigore della legge”. 

Alcuni dei criteri su cui il governo starebbe ragionando riunirebbero reati per cui è previsto l’arresto in flagranza o l’interdizione dai pubblici uffici o la custodia cautelare obbligatoria in carcere. Lo scopo è evitare inclusioni o esclusioni arbitrarie di reati che possano anche esporre il testo a rischi di illegittimità costituzionale. Fermi restando i reati già esplicitamente definiti nella delega, infatti, c’è un spazio che dovrà essere definito dal testo del governo, in quanto la delega stessa indica che non potranno candidarsi coloro che siano stati condannati per “altri delitti” per cui è prevista una pena detentiva superiore nel massimo a tre anni. Ed è proprio su questo ventaglio che è necessario un approfondimento, perché bisogna individuare criteri oggettivi a cui agganciare le ipotesi di reato.

La pena può essere un primo criterio di selezione. C’è poi anche un disvalore sociale da valutare, e proprio su questo aspetto si sarebbe dibattuto nell’incontro odierno, durato circa un’ora e mezza, dalle 13 alle 14.30. Il problema da risolvere è quello di individuare dei parametri oggettivi, che non risultino né arbitrari né esposti a rischio di incostituzionalità. Il lavoro avviato oggi ruota quindi principalmente attorno all’individuazione di parametri di gravità, valutabili in base a quanto prevedono la dottrina e il codice. In tal senso, i reati per cui è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza, la custodia cautelare obbligatoria in carcere o l’interdizione perpetua da pubblici uffici potrebbero rappresentare dei primi paletti certi a cui ancorare gli “altri reati” di cui parla la delega.

In ogni caso, quasi certamente si lavorerà su grandi fattispecie, dai reati societari a quelli patrimoniali ai reati elettorali.

Per quanto riguarda i tempi, per l’inizio della prossima settimana il testo della legge anticorruzione – che contiene la delega sull’incandidabilità – dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Successivamente (la data non è ancora fissata) i tecnici dei tre ministeri interessati torneranno a incontrarsi per un nuovo approfondimento sui contenuti del decreto legislativo, che potrà essere varato solo dopo che il ddl anticorruzione sarà entrato in vigore.

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