Wall Street non saluta affatto con entusiasmo la rielezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti. Dopo la notte dei risultati, il Dow Jones ha aperto in calo dell’1,12% a 13.097 punti e il Nasdaq è calato dell’1,29% a 2.973 punti. Eppure sul sito del New York Stock Exchanges si legge che ieri notte gli investitori aspettavano “con ansia” il risultato della corsa per “porre fine all”incertezza su chi guiderà gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni”. Ora l’incertezza è finita, ma gli investitori non appaiono soddisfatti, tanto più che la seduta è continuata in discesa, con il Dow Jones che è arrivato a perdere il 2,36% a 12.934,50 punti, mentre il Nasdaq cede il 2,30% a 2.942,80. Lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,36% a 1.394,47 punti.

In realtà i giudizi del mondo finanziario su Barack Obama sono più articolati e in diversi casi positivi, come dimostra un benevolo rapporto pubblicato oggi da Credit Suisse. Gli analisti attribuiscono questa reazione negativa al timore del “fiscal cliff“, il “precipizio fiscale” legato alle politiche sociali di Obama, per esempio in tema di assistenza sanitaria, e al conseguente rischio di aumento della tasse. Un nodo che il presidente dovrà affrontare alla fine del 2012, quando i termini del Budget Control Act del 2011 entreranno in vigore. L’agenzia di rating Fitch ha “salutato” la rielezione di Obama avvertendo che se la questione non verrà risolta è “probabile un abbassamento del rating nel 2013”. L’agenzia stima che il fiscal cliff può portare gli Stati Uniti “in una recessione non necessaria ed evitabile e ad un aumento del tasso di disoccupazione sopra il 10% nel 2013”. La “principale priorità per il Presidente e il Congresso è raggiungere un accordo su un piano di riduzione del deficit supportato da obiettivi chiari e misure specifiche su tasse e spesa che possano ricondurre le finanze pubbliche Usa su un percorso sostenibile nel medio e lungo termine”.

Anche Moodys’ deciderà sul rating americano dopo le negoziazioni sul ‘fiscal cliff’. Un downgrade – mette in evidenza l’agenzia di rating – non ci sarà immediatamente dopo il fiscal cliff, in caso di mancanza di un accordo in Congresso per non far scattare i tagli automatici alla spesa e un aumento delle tasse che riguarderà il 90% delle famiglie americane. Tutto dipenderà dalla velocità del calo del debito: se le trattative per stabilizzarlo non andassero a buon fine, il rating degli Stati Uniti potrebbe essere ridotto a AA1.

L’andamento della Borsa di New York ha trascinato giù anche le piazze europee già depresse dal taglio sulle stime di crescita dell’Ue e in attesa del voto del Parlamento in Grecia sulle misure di austerità. E così tutte le borse del Vecchio Continente hanno chiuso in profondo rosso, capitanate da Milano che ha registrato la peggiore performance con un calo del 2,5 per cento. 

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