Il comico romano Giuliano Ferrara dice che il comico genovese Beppe Grillo in Sicilia non ha vinto: “È arrivato solo terzo”. Aritmetica ciclistica, la sua, volutamente sgrammaticata per coerenza con il populismo popolano dell’ammirato nemico. E con la sua atletica campagna elettorale, consistita nell’attraversare a nuoto il mare che unisce la Sicilia agli italiani, salire al cospetto del vulcano che custodisce il fuoco dell’Isola e incantare gli isolani con “cento comizi di cazzate”.

Di cazzate, Ferrara è un esperto. Dopo i garofani masticati nella prima vita, si è fatto issare, nella seconda, in cima al Mugello per poi caderne a testa in giù, inseguendo Di Pietro. Poi ha usato il sangue dell’aborto per trasformarlo in una gazzarra, con la peggiore compagnia di gerarchia ecclesiastica che anche su quel sangue campa. Quindi ha danzato con bottiglie d’acqua sul corpo moribondo di Eluana strillando che solo lui (e non il padre) l’avrebbe dissetata. Infine si è ridotto a sventolare mutande per difendere il suo padrone in fuga dalle cosce minorenni di Ruby. Che poi Grillo abbia appena preso il 18 per cento di voti e lui lo 0,3 (in tutta la sua vita) è il solo dettaglio che commuove.

Il Fatto Quotidiano, 31 ottobre 2012

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