Ogni volta che l’Europa indaga sulla condizioni dei migranti in Italia, arrivano sonore bocciature. L’ultima è dello scorso 20 settembre, quando è stato pubblicato il rapporto del commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, che ancora una volta (come un anno fa) inchioda l’Italia al mancato rispetto dei diritti fondamentali dei migranti. Le osservazioni del commissario Muižnieks, contenute nel rapporto La protezione dei diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo, in riferimento a una visita in Italia svolta dal 3 al 6 luglio 2012, si muovono a tutto campo: dalla possibilità di accedere alla procedura di asilo in Italia
 all’accoglienza dei migranti, inclusi i richiedenti asilo, passando per l’integrazione di rifugiati e altri beneficiari della protezione internazionale 
fino alla detenzione amministrativa dei migranti.

Rispetto all’accesso alla procedura di asilo, il rapporto ricorda la sentenza Hirsi Jamaa e altri c. Italia, con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia quattro volte. Pur apprezzando qualche miglioramento, il commissario denuncia un meccanismo ancora inefficace e in palese violazione delle normative internazionali. “Accogliendo con favore le dichiarazioni sulla sospensione dei respingimenti delle persone intercettate in acque internazionali”, recita il rapporto, “il Commissario ha preso atto delle serie preoccupazioni legate al principio del non-refoulement, riguardanti paesi diversi dalla Libia”. Il meccanismo di respingimento, pur rimosse gli aspetti più inquitanti, resta frettoloso e non approfondito, negando così ai migranti l’iter dovuto per l’eventuale richiesta di asilo politico. In particolare il rapporto sottolinea i respingimenti verso la Grecia. Un’altra critica il commissario Muižnieks la indirizza “all’offerta della consulenza legale e di un’adeguata assistenza sanitaria e psicosociale nei centri di prima accoglienza, riguardo alle difficoltà legate all’identificazione tempestiva delle persone vulnerabili, nonché al mantenimento dell’unità familiare durante i trasferimenti”.

Dopo aver sottolineato – in certi casi – una sorta di impreparazione del personale preposto nei centri di transito all’assistenza dei migranti, il rapporto punta anche alle condizioni di vita drammatiche dei rifugiati politici che hanno portato alcune corti tedesche a negare il respingimento di alcuni migranti verso l’Italia proprio per la mancanza di sostegno sia per i migranti in transito che per coloro che hanno ricevuto lo status di rifugiato. Il rapporto si conclude denunciando “l’assenza di una politica di governo in materia d’integrazione dei rifugiati alimenta il razzismo e la xenofobia“. Il Commissario afferma che “la quasi assenza di un quadro unitario delle politiche d’integrazione per i rifugiati e altri beneficiari della protezione internazionale, nonché l’effettivo abbandono di questo gruppo di persone altamente vulnerabili, hanno determinato un grave problema in materia di diritti umani in Italia”. Il governo italiano ha scelto di non rispondere a tutti i punti sollevati dal rapporto del Commissario, ma l’esecutivo – con una nota – ha voluto specificare che l’Italia ha attuato una strategia (anche se non viene precisata quale) per garantire il più alto livello possibile di autonomia ai beneficiari dello status di rifugiato politico. Inoltre, secondo il governo, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) i soggetti vulnerabili sono identificati (ma non si dice come) e si adottano iniziative appropriate per supportarli (ma non si dice quali), oltre ad aver potenziato i servizi di accoglienza ai valichi nei porti e aeroporti di Ancona, Bari, Brindisi, Roma, Varese. Basterà al Consiglio d’Europa? Si saprà l’anno prossimo, in occasione del rapporto annuale.

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