I mercati hanno senza ombra di dubbio gradito le novità arrivate ieri dalla Bce, ma quanto durerà  l’ottimismo degli investitori riflesso anche oggi dalle Borse europee tutte in rialzo (+2,4% Milano a metà seduta) e i rendimenti dei titoli di Stato in discesa libera (5,08% quelli pagati dal Btp decennale per uno spread con Bund a 346 punti)?  Non a lungo, almeno a giudicare da quanto emerge da un sondaggio condotto da Bloomberg fra 847 dei suoi clienti (banchieri, trader, analisti, gestori del rischio, etc.). I nodi della crisi dell’euro (Grecia e Spagna) sono tutt’altro che risolti e la situazione economica è destinata a peggiorare ulteriormente.

Non mancano però alcune note positive, la più importante delle quali é data dal fatto che si sta facendo strada la convinzione che l’Italia possa farcela anche senza chiedere aiuti a Bruxelles. Inoltre – sostengo i partecipanti al sondaggio – l’euro non corre nessun rischio di esplodere almeno fino alla fine di quest’anno (con grande gioia di Barack Obama che potrà così affrontare le elezioni presidenziali di inizio novembre con maggiori probabilità di vittoria). Per quel che riguarda l’Italia “solo“ un intervistato su quattro ritiene probabile un default (un valore in linea con la precedente rilevazione di maggio), mentre il 59% dei partecipanti al sondaggio è convinto che nei prossimi dodici mesi non si assisterà a nessuna richiesta di aiuti.

“Le misure decise dal governo italiano risulteranno essere più efficaci di quelle introdotte dall’esecutivo spagnolo – spiega Tatu Paasimaa, gestore di Nordea Investment Management a Helsinki – entro sei mesi Madrid avrà bisogno di un pacchetto di aiuti, mentre per Roma non intravedo al momento questa necessità”. Per l’85% degli intervistati il governo di Mariano Rajoy dovrà bussare con il cappello in mano a Bruxelles nell’arco dei prossimi dodici mesi. “Per la Spagna la necessità di usare i fondi dell’Esm è decisamente maggiore rispetto all’Italia – sostiene Ulrich Leuchtmann, responsabile della divisione valutaria di Commerzbank a Francoforte – Madrid manchera’ gli obiettivi di bilancio in modo molto piu’ marcato rispetto a Roma“. Il rapporto deficit- Pil italiano dovrebbe infatti attestarsi al 2% contro il 6,4% spagnolo. Per quasi un intervistato su due (47%), inoltre, la Spagna rischia il default nei prossimi dodici mesi.

Se la Madrid è messa male ma può ancora sperare, per la Grecia invece non ci sono proprio piu’ speranze: il 92% degli intervistati prevede un default e il 56% una sua uscita dall’euro entro la fine del 2013 (per il 69% questa decisione sarà solo rinviata). Sono invece migliorate le prospettive del Portogallo e dell’Irlanda: le probabilità di default sono scese al 50% per il primo (il valore più basso dal gennaio 2011) e al 21% per la seconda (il valore più basso dal giugno 2010). Per quel che riguarda la crisi, il 27% degli intervistati si è detto convinto che il peggio sia ormai alle spalle, con un progresso di dieci punti percentuali rispetto al sondaggio di maggio. Il 69% ritiene però che i segnali di stabilizzazione della crisi siano solo temporanei (anche in questo caso però il dato è in netto miglioramento rispetto a quattro mesi fa quando era all’80%).

Per la prima volta dall’inizio dell’anno, inoltre, è solo la minoranza degli intervistati (32%) a prevedere che uno o più Paesi abbandonino l’euro entro la fine di dicembre (a maggio erano ancora il 57%). E solo il 6% prevede il crack della moneta unica nei prossimi quattro mesi. Sono diminuiti (al 10%) anche gli ultra-pessimisti, cioè quelli che sono convinti che la crisi dell’euro porterà allo sfascio dell’economia mondiale. Dopo le mosse di Draghi sono infine decisamente migliorate le prospettive per il settore bancario europeo: se l’anno scorso il 53% degli intervistati ne prevedeva il collasso, adesso è solo il 16%. Per il cittadino comune, comunque, la situazione non dovrebbe migliorare molto: il 79% degli intervistati è ancora convinto che l’economia della zona euro peggiorerà, contro l’84% di maggio.

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