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Lettera aperta di un elettore di centrodestra

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(questa lettera è ciò che mi piacerebbe leggere da uno storico elettore del centrodestra italiano e che temo non leggerò mai)

Cara redazione de Il Fatto Quotidiano, sono un elettore del centrodestra. O meglio, sono stato un elettore di Silvio Berlusconi. A dire il vero non ho ben capito se ho effettivamente votato “a destra” in tutti questi anni. I conservatori sono quelli che liberalizzano, che privatizzano, che alleggeriscono il peso dello Stato, che abbassano le tasse, che tagliano il welfare, che lottano per la legalità.

Niente di tutto questo è successo in questi anni. Ma Berlusconi, nonostante la distanza tra promesse e realtà, continuava a dire di essere contro i comunisti e allora ho inteso che se i comunisti stanno a sinistra, io votando per lui sarei stato nel posto che sento mio: a destra.

E poi, diciamocelo chiaramente: se non avessi votato Berlusconi, per chi avrei dovuto votare?

L’ho votato quando ha vinto e l’ho votato quando ha perso. L’ho votato una, due, tre volte. Ho votato per i suoi uomini nella mia città, nella mia regione. Ho creduto alla rivoluzione liberale, al suo meno tasse per tutti, al contratto con gli italiani, all’abolizione dell’Ici. Ci ho creduto perché Berlusconi era un uomo di successo, perché Tangentopoli ci aveva detto che bisognava cambiare, e bisognava farlo con decisione.

Oggi so di essere stato preso in giro. Lo so perché lo vedo sulla mia vita di tutti i giorni: le tasse sono aumentate, l’Ici è diventata Imu e il partito di Berlusconi l’ha votata in Parlamento (poi Alfano ha detto che sono contrari e che se vinceranno la riaboliranno: ma pensano di avere a che fare con dei cretini?)

L’Italia non è un paese più liberale di prima, affatto: le libertà individuali non sono cresciute né è più facile fare impresa. Gli indici di sviluppo sono tra i peggiori in Europa in tutti i settori, la criminalità organizzata è ancora il cancro che è sempre stato, il lavoro nero e l’evasione sono l’assurdo prezzo da pagare perché la macchina Italia si regga in piedi.

Da qualche mese in televisione dicono che c’è la crisi. In realtà fino a un anno fa non esisteva. “I ristoranti sono pieni, sono i giornali che ingigantiscono la realtà”, si diceva giusto un anno fa. I nuovi arrivati, i tecnici, quelli che secondo Berlusconi stanno bene al governo al posto suo dicono che l’IMU non si può abolire, le tasse non possono scendere, che cercare lo sviluppo è cercare il petrolio nel mare dell’Italia. Ma non c’è proprio nient’altro che si possa fare?

Non so se si poteva evitare, se potevamo stare meglio di così. Io però ho avuto ciò che volevo, ho votato Berlusconi e lui c’è sempre stato. E se mi fossi sbagliato? E se fosse colpa mia? E se fossi corresponsabile, attraverso le mie scelte di voto, dello sfascio del Paese?

Per questo chiedo alla redazione di porgere le mie scuse a tutti, attraverso questo quotidiano, per ciò che posso aver causato con le mie scelte. Più tardi in pensione, più difficilmente al lavoro, con meno certezze per i propri figli, con meno sicurezza nei propri mezzi. Questo è il risultato degli ultimi 18 anni. Non so se il mio ripetuto scegliere Berlusconi, la destra italiana, possa essere così tanto costoso per chi non l’ha pensata come me.

Mi auguro che alle prossime elezioni ci sia una destra vera. Ne sento il bisogno.

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