L’aveva annunciato già nelle scorse settimane e l’ha fatto, alla vigilia del trentaduesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna. Il deputato di Futuro e Libertà Enzo Raisi ha presentato con il collega Francesco Biava (Pdl) un’interpellanza urgente rivolta al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e questa volta il focus lo concentra su Mauro Di Vittorio, il ventiquattrenne che morì insieme ad altre 84 persone il 2 agosto 1980.

Per Raisi, che sempre del giovane romano aveva parlato in primavera ai magistrati della procura di Bologna titolari dell’indagine sulla strage, sarebbe falso, frutto di un “depistaggio”, quello che c’è scritto sul sito dell’Associazione vittime a proposito del ragazzo. In particolare contesta la presunta assenza di riscontri tra gli accertamenti investigativi e gli stralci riportati da familiari sulle loro pagine web in merito a 2 elementi: il ritrovamento della carta d’identità della vittima il 10 agosto 1980 che permise di contattare i familiari e il suo diario di viaggio, in cui dice di essere stato prima della strage a Friburgo, in Germania, e a Londra, venendo respinto alla frontiera per carenza di mezzi di sostentamento.

Dunque Raisi da Cancellieri vuole sapere “se sapere se esistono verbali, rapporti o atti della polizia giudiziaria o della stessa magistratura che riportano il ritrovamento del diario personale e della carta di identità di Mauro Di Vittorio fra le macerie della stazione ferroviaria di Bologna”. E più esplicito aggiunge a Libero Reporter di voler “fare chiarezza sul depistaggio operato da più soggetti […], visto che dagli accertamenti compiuti risultano falsi sia il racconto del processo di identificazione pubblicato dal sito ufficiale dell’Associazione dei familiari delle vittime e da alcune testate giornalistiche”.

“Non c’è niente di falso e non ci siamo inventati niente”, ribatte Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime. “Ciò che c’è sul nostro sito proviene da una serie di speciali che fece Il Resto del Carlino. Dopo l’esplosione il quotidiano organizzò un fondo per la solidarietà e per incentivare le donazioni raccontò le storie delle vittime parlando con le famiglie di ciascuna e quelle storie sono state poi riprese sul nostro sito. L’iniziativa dell’onorevole Raisi non me la spiego da un punto di vista tecnico-legale, ma sembra un tentativo di gettare fumo seminando false incertezze sull’intera vicenda”.

Perché concentrarsi su Mauro Di Vittorio? Raisi lo aveva citato già lo scorso aprile perché, ascrivendolo all’area dell’Autonomia romana, riteneva che la sua presenza a Bologna non sarebbe stata casuale il giorno dell’esplosione. E chiedeva alla magistratura di approfondire anche questo aspetto, oltre alla cosiddetta pista palestinese, al centro di un fascicolo aperto che ha visto un anno fa l’iscrizione dei tedeschi Thomas Kram e Christa Margot Frohlich.

Per Bolognesi si è sempre trattato di “una pista senza senso, frutto di un depistaggio di oltre 30 anni fa messo in piedi da uomini dei servizi segreti con il supporto della P2 di Licio Gelli”. E in termini analoghi si era espresso sulla commissione Mitrokhin che l’aveva recuperata. “L’affermazione di Bolognesi secondo cui la pista palestinese sarebbe una ‘gran baggianata’ è gravissima e irrispettosa”, ha ribattuto Raisi. In ogni caso all’operato di Bolognesi ho dedicato ampio spazio nel mio libro sulla strage di Bologna che uscirà dopo l’estate, e risponderò punto per punto alle provocazioni”.

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