“Grillo ignorante, Saviano bella figa, Fini e Rutelli coglioni, Minetti meglio di Alfano e chi parla di trattativa Stato-Mafia è un criminale”. Meno male che c’è Vittorio Sgarbi, a mettere ordine nel caos della politica nostrana. Il critico d’arte era ieri al teatro Dal Verme di Milano per la prima delle cinque tappe in cui presenterà al Paese la sua nuova creatura politica, il Partito della Rivoluzione. E ce n’è per tutti, compresa la nuova Lega di Maroni. “Il peggior ministro degli Interni”, secondo Sgarbi, che alla serata aveva invitato anche Bossi e Rosy Mauro: “Mi devono ancora spiegare quali sarebbero le loro colpe”. E al Cavaliere, amico di vecchia data, racconta di aver suggerito un impegno in prima persona, perché Alfano sarebbe incapace. “Uno che si occupa della Minetti non può fare il leader”, spiega. Perché, Berlusconi non se n’è occupato? “Lo ha fatto in altro modo. In privato non può fare il cazzo che vuole?”. L’ex sindaco di Salemi garantisce di essere un perfetto outsider, nessun apparentamento, per ora. “Grillo dimostra che chi va da solo ha più credibilità”, chiarisce, “poi però ci vuole un progetto”. E qui ce n’è per tutti i gusti. Dalla riapertura della case chiuse a una riforma della scuola che sposti l’inizio delle lezioni alle dieci del mattino. “Non ho mai imparato nulla prima delle dieci”, assicura Sgarbi. Ma non è finita. Abolizione delle forze armate, abolizione del matrimonio, e istituzione di un Ministero del Tesoro dei Beni Culturali. La chiama “rivoluzione di buon senso”, e a guidarla come candidato premier propone il leader di Slow Food Carlo Petrini. Il musicista Franco Battiato, invece, lo vorrebbe alla guida della Regione Sicilia. “Non credo che accetterà”, ammette Sgarbi, “ma dopo non lamentiamoci che c’è la mafia”. Ad ascoltarlo un centinaio di persone, molti i curiosi. Ai quali Sgarbi ha voluto chiarire l’attuale quadro politico, spiegando i disastri dei “due coglioni” Fini e Rutelli dopo la decisione di lasciare Pdl e Pd, ma anche l’errore di aver paragonato l’Italia agli Stati Uniti. “Aver creato due blocchi per poi tirarsi dietro appendici come Fini o Di Pietro non è servito a nulla”, analizza dal palco, “meglio Casini, rimasto coerente al suo posto” di Franz Baraggino

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