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Sono la madre di un ragazzo chiamato “scorta”

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“Sono solo la madre di un ragazzo chiamato scorta”. E in quel solo c’è tutta la disperazione di una donna ferita a morte due volte. Le hanno ammazzato il figlio, ma per le Alte Istituzioni è solo un berretto d’uniforme poggiato sulla bara e presto dimenticato.

E la povera donna scoppiò in lacrime. Successe a una delle tante e sacrosante commemorazioni per la strage di via D’Amelio dove morirono Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta. Vi prego ricordiamoli per nome, uno ad uno, e non per appartenenza di servizio:  Agostino CatalanoClaudio TrainaEmanuela LoiVincenzo Li MuliEddie Walter Cosina.  Tutti ragazzi, tra i 24 e i 30 anni.  A loro non è stato dedicata una piazza, un vicolo, neanche un’aula di scuola. Sono ricordati a latere sul sito www.cadutipolizia.it. Sotto scritta lapidare Caduti nell’adempimento del loro lavoro. E continuano a vivere nella memoria dei pochi.

Domani cade il ventennale dell’esplosione di tritolo in via D’Amelio, ma quella miccia detonante continua a bruciare nella coscienza di chi li ha lasciati “soli”. La sorella Maria Falcone continua a ripetersi: “Spero sia stata solo la mafia”.

Ne Il Patto, uscito due anni fa per ChiareLettere, si rafforza l’ipotesi che la mafia abbia fatto solo da braccio armato: ma la mafia non si muove se non ha qualcosa in cambio. Chi ha promesso e cosa alla mafia?

Chi ha ammazzato Falcone e Borsellino?

Io oggi voglio solo ricordare Paolo Borsellino, eroe della nostra contemporaneità, che fino all’ultimo ha accettato l’estremo rischio senza tirarsi indietro. E lo faccio con i suoi ipse dixit più incisivi.

“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.”

“Siamo uomini morti che camminano.”

“Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me.”

“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.”

Davanti alla tomba di Giovanni Falcone, chiede all’amico d’infanzia dai tempi in cui giocavano a pallone all’oratorio: “Ne valeva la pena? Mi sono risposto di sì…”

P.S.: Una fotografia di Falcone e Borsellino andrebbe appesa in ogni aula di scuola, a futura memoria dei “picciriddi” d’Italia – come il collega Alex Corlazzoli ha ricordato in un suo post – accanto a quella del Presidente della Repubblica (che di meriti ne ha assai meno).

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