“C’è qualche pseudo-industriale secondo cui io dovrei licenziare 50mila persone, ma non lo farò mai. Piuttosto questo pseudo-industriale vada a morire ammazzato”. Il governatore siciliano Raffaele Lombardo non lo dice, ma le parole pronunciate in una conferenza stampa sono rivolte al vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello, che nei giorni scorsi in un’intervista aveva evocato il rischio default per la Sicilia e la necessità di ridurre il personale che grava sui conti della Regione. Uno sfogo sinistro, perché il governatore imputato di concorso esterno in associazione mafiosa parla in questi termini dell’imprenditore che, da presidente di Confindustria Sicilia, è diventato un simbolo della lotta alla mafia. Lo Bello ha imposto che venissero espulsi gli associati che pagavano il pizzo, e da anni gira scortato dalla polizia.

Dura la replica di Lo Bello: “Per quanto riguarda l’epiteto ‘vada a morire ammazzato’ voglio sperare che lo abbia detto in un momento di smarrimento, altrimenti sarebbe molto grave tenuto conto delle sue frequentazioni“. Il vicepresidente di Confindustria definisce Lombardo “un uomo in grave difficoltà, anche psicologica. Per cercare di aiutarlo – continua – lo posso invitare in azienda da me, anche perché sto nello stesso posto da cinquant’anni, anche se sono consapevole di quanto Lombardo sia refrattario rispetto alle aziende, avendo lavorato in questi anni per penalizzare il sistema delle imprese, tranne qualcuno, come la Basilotta”. Il riferimento è all’imprenditore del movimento terra Vincenzo Basilotta, ritenuto vicino a Lombardo, condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. 

Contro-replica di Lombardo: “Non capisco perchè Ivan Lo Bello se la prenda tanto, perché si sente toccato sulla frase che ho detto. Non credo che lui mi abbia mai proposto di licenziare cinquantamila persone… E poi, io lo ripeto, che chiunque mi chieda di licenziare i dipendenti regionali vada a morire ammazzato. Lo Bello è uno che merita tutta la nostra stima”.

Nella conferenza stampa il governatore, che da tempo ha annunciato l’intenzione di dimettersi il prossimo 31 luglio in seguito alle indagini giudiziarie che lo hanno coinvolto, ha reagito contrattaccando con toni durissimi alle voci di rischio default che hanno investito la Regione. “La Sicilia non è in rischio default”, ha assicurato, ma “vive una crisi di liquidità legata alla recessione con il resto del Paese. Avremo debiti e mutui da 5 miliardi, ma il Paese ha toccato il massimo con duemila miliardi di debito pubblico”.

La Regione Sicilia è messa meglio dello Stato, ha argomentato Lombardo: “Il bilancio della Sicilia è di 27 miliardi, il debito di 5,5 miliardi, il Pil di 85 miliardi di euro. Se confrontiamo il Pil col debito della Regione e quello dello Stato capiamo meglio: lo Stato ha un Pil di 1600 miliardi e duemila miliardi di euro di debito”. 

Dopo l’allarme di Lo Bello, il presidente del consiglio Mario Monti ha scritto a Lombardo per chiedere conferma delle dimissioni, in vista delle azioni da intraprendere sui conti della Sicilia, e i due hanno fissato un incontro ilo 24 luglio. “A Monti spiegheremo che noi abbiamo un credito di un miliardo verso lo Stato, tra fondi per la sanità e Fas anticipati e fondi europei. Con questi soldi non avremo nemmeno problemi di liquidità”, ha affermato il presidente. 

Altre voci corse in questi giorni riguardavano il “totodimissioni” del governatore: “Confermerò a Monti che mi dimetterò il 31 luglio a meno che non mi sia dimesso il 24 mattina o magari domani”, ha replicato l’interessato. “La verità è che c’è chi non vuole che si voti a ottobre, ma più avanti, contemporaneamente alle politiche, per accordarsi sulla testa dei siciliani e per utilizzare l’isola come merce di scambio. C’è una pressione inaudita ma non consentirò che sia impedito ai siciliani un loro sacrosanto diritto”. 

Quanto al paragone con la Grecia, anche questo lanciato da Lo Bello,  Lombardo ha commentato: “Noi abbiamo un bilancio approvato, faremo un assestamento e poi certo, abbiamo una situazione difficile. Non solo una difficoltà siciliana, ma anche di tante altre regioni italiane. Poi lo Stato si inventa la spending review e i problemi sono i nostri. Tra Tremonti prima e Monti poi abbiamo dovuto pagare un miliardo in più di euro e abbiamo la spesa corrente come quella del 2001. C’è disinformazione quando si parla di camminatori e forestali, sono bugie e falsità”.

Il governatore ha citato anche il rating espresso da Moody’s, Standard&Poor’s e Fitch, che pone la Regione Sicilia a un livello di affidabilità finanziaria della città di Milano e della regione Veneto, e addirittura superiore al Piemonte: “La nostra situazione è Baa2, stiamo meglio di molte altre regioni”.

Partendo dalla situazione dei conti, lo sfogo di Lombardo è tracimato sulla politica in vista delle prossime elezioni regionali: “L’Udc si vuole presentare nella scena politica con una verginità che onestamente non compete a quel partito, all’Mpa certamente sì”. Il partito di Pier Ferdinando Casini, secondo il presidente, “vuole scaricarsi di dosso sette anni di governo magari scaricandolo soltanto sul mio predecessore (Salvatore Cuffaro, in carcere per mafia ndr) in cui le cose che si sono fatte sono state coperte e garantite e hanno avuto il pieno coinvolgimento del partito nazionale, a proposito di termovalorizzatori e di assunzioni nella Formazione e quant’altro. Sono argomento su cui sono pronto a confrontarmi. Anzi lo chiedo pubblicamente”.

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