Solo tra le montagne di poche Regioni- in particolare Emilia-Romagna, Marche e Umbria- caddero oltre due metri di neve, mettendo in ginocchio imprese ed enti locali. Ma dato che l’occasione è ghiotta, a presentare il conto sono in tutto 11: complessivamente, è stata spedita una richiesta di risarcimenti per oltre 2,7 miliardi di euro. Si mette in fila per la grande abbuffata anche chi ha accusato non il “nevone” romagnolo, quello che ha imbiancato città e colline in perfetto stile Amarcord, ma magari appena una spolverata. Così, rischia di saltare tutto. E addio fondi a chi ne ha davvero bisogno. Anche se le vittime ‘vere’, come la Provincia di Rimini oggi, minacciano già di essere pronte a farsi valere “in tutte le sedi” necessarie.

Si presenta davvero come la solita furbizia all’italiana l’assalto alle casse del fondo di solidarietà Ue per le emergenze (creato nel 2002, copre solo i danni non assicurabili e non quelli subiti dai privati) da parte delle Regioni italiane nel tentativo di farsi risarcire dopo le incredibili nevicate dello scorso febbraio. A Bruxelles il conto miliardario è stato recapitato sulla base di un dossier di 800 pagine inviato il 4 aprile e vidimato dalla Protezione civile nazionale. Oltre alle Regioni effettivamente affogate nella neve, quelle che hanno occupato le cronache nazionali per settimane lo scorso inverno, si mettono in fila territori come il Lazio (oltre 268 milioni di richiesta), la Campania (oltre 58), la Calabria (oltre 17), la Basilicata (oltre 92), la Puglia (oltre 43). Da parte loro, l’Emilia-Romagna ha rendicontato oltre 473 milioni di danni, le Marche oltre 985, l’Umbria oltre 357, la Toscana oltre 34, l’Abruzzo oltre 240, il Molise oltre 164.

Sta di fatto che i funzionari del commissario Ue per le politiche regionali, Johannes Hahn, quasi non ci hanno creduto leggendo il dossier, dove figurano richieste da ben 11 Regioni anche per danni non permanenti. Così, la bufera torna a soffiare forte.

In attesa di chiarire il ruolo della Protezione civile e quello del Governo italiano in questa vicenda, ecco da Rimini come reagiscono in queste ore il presidente della Provincia, Stefano Vitali, e il suo assessore alla Protezione Civile Mario Galasso: “Il rischio vero è che questa ‘furbizia all’italiana’ adesso sia pagata dai nostri cittadini. Vale a dire che Bruxelles decida di concretizzare il suo sconcerto attraverso un ‘no’ tout court ai risarcimenti, penalizzando i danni veri e accertati. Per la provincia di Rimini questo sarebbe inaccettabile. Ci riserviamo- sottolineano Vitali e Galasso- di procedere in tutte le sedi e nei confronti di chiunque a difesa del nostro territorio, gravemente colpito dalle nevicate di qualche mese fa, nel caso in cui il peggiore e il più scandaloso degli scenari dovesse malauguratamente verificarsi”. I due citano “quanto riportato oggi dai quotidiani nazionali (il Resto del Carlino, ndr)” per evidenziare che “lo spettacolo indecente che sta offrendo il sistema Italia per il risarcimento dei danni provocati dalle eccezionali nevicate del mese di febbraio dimostra con esattezza matematica lo sfascio, la confusione, l’assoluta assenza di bussola e di buongusto che poi orientano l’opinione e il giudizio generali dell’Europa nei nostri confronti”.

Restando in Romagna, il segretario del Pd forlivese Marco Di Maio se la prende col premier Mario Monti: “Sorprende che il Governo italiano abbia presentato, così come sono pervenute, tutte le richieste d’aiuto alla Commissione europea, fra l’altro in contrasto con il rigore, la serietà e l’autorevolezza che il presidente del Consiglio Mario Monti ha saputo esprimere in questi mesi nel contesto internazionale”. Il segretario Pd è preoccupato per il rischio che “ora, per effetto di questa figuraccia nazionale, l’Unione europea blocchi gli aiuti previsti (e di cui c’è enorme bisogno) per tutte quelle terre che hanno subito danni molto ingenti dal ‘nevone’ e sicuramente la Romagna è ai primi posti. Pensiamo soprattutto ai piccoli Comuni, il cui bilancio è profondamente gravato dai costi sostenuti per l’emergenza neve”.

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