Che si chiami Forza Italia o meno, il nuovo partito prospettato da Silvio Berlusconi piace davvero poco alla componente proveniente da An. E se l’”indietro non si torna” di finiana memoria, non è pronunciato esplicitamente, di certo è il pensiero che accomuna gli ex aennini.

L’unico che ha messo in chiaro che resterà al fianco del Cavaliere sempre e comunque, è l’ex ministro Altero Matteoli. E con lui, ovviamente, Maurizio Bianconi, uno dei tesorieri che tiene la cassa del Pdl. Per il resto dell’area destra del partito, l’annuncio dell’amarcord forzitaliota, che segna chiaramente l’intenzione di Berlusconi di tornare allo spirito del ’94, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso del dissenso serpeggiato abbastanza apertamente in questi mesi tra le file degli ex An, soprattutto in riferimento all’appoggio al governo Monti.

Ad aggravare questo disagio, adesso, c’è anche l’evidenza che nel nuovo progetto berlusconiano non ci sarà spazio per tutti. Così, tra mille distinguo, ognuno prova a giocarsi la propria partita. A cominciare dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sembra più preoccupato della propria ricandidatura alla prima poltrona del Campidoglio che al futuro del proprio partito. “Rifare Forza Italia sarebbe un errore madornale. Sarebbe come riavvolgere il nastro della storia del centrodestra, rimandandolo indietro di 20 anni”, twittava in mattinata, preparando l’incontro previsto per domani pomeriggio con il Cavaliere. Sul suo tavolo porrà la questione dei congressi e delle primarie, che vorrebbe già a ottobre per la scelta del candidato, convinto di essere l’unico in pista. E, nel frattempo, organizza le sue truppe, visto che la prossima settimana sarà lanciata una lista civica che, di fatto, è una sua creazione. Si chiama rete Attiva, e dovrebbe essere composta da professionisti e non da politici, nomi di spicco scelti dall’Ordine degli Ingegneri come dalla Confcommercio capitolina, che sostengano Alemanno nel primo turno, contro il candidato di centrosinistra, ma anche quello del Movimento 5 stelle e forse anche un quarto del Terzo polo.

La partita di Alemanno, dunque, è tutta locale e mira a gestire in qualche modo il sostegno del Pdl che, in queste condizioni, alle amministrative potrebbe pure penalizzare la sua corsa. E le primarie dovrebbero essere al centro della manifestazione che dovrebbe svolgersi sempre la prossima settimana. Andrea Augello, senatore pidiellino e uomo di peso in termini di tessere nella capitale, nega che sia una reazione degli ex An all’annuncio di Berlusconi: “L’appuntamento nasce su iniziativa di parlamentari che invece condividono l’impossibilità di proporre riedizioni tanto di An quanto di Fi e ritengono ancora attuale lo strumento delle primarie per individuare a tutti i livelli le candidature che il centrodestra dovrà esprimere alle prossime elezioni”.

Di diverso avviso le figure di vertice come Maurizio Gasparri: “Le primarie del Pdl? Erano state indette, la candidatura di Berlusconi ne ridimensiona la rilevanza. C’è qualcuno che ancora le invoca ma ha poco senso, a questo punto. Piuttosto si potrebbe fare una consultazione popolare su alcuni elementi di programma”. Ma se gli si parla di un ritorno a Forza Italia, la musica cambia: “Ritornare al passato non è accettabile, non sarebbe una scelta condivisa. Berlusconi rischierebbe solo di disperdere forze. Se poi vuole fare Forza Italia, auguri!”. Come lui, Ignazio La Russa, Massimo Corsaro e Giorgia Meloni finora hanno mantenuto un atteggiamento attendista, per verificare a settembre l’esito della possibile riforma elettorale in base alla quale elaborare una strategia per il futuro, e non solamente per le politiche.

Tramontato il Pdl, non avrebbe più ragione d’essere nemmeno quella prudenza che, in un modo o nell’altro, ha contenuto l’irritazione verso il segretario Angelino Alfano per non aver mai picchiato i pugni sul tavolo del Cavaliere, a sostegno del partito. Non a caso, da tempo sono in corso contatti con i vecchi compagni di strada di Futuro e libertà, per verificare l’ipotesi di un ritorno alle origine, in una veste rivisitata, però, che possa essere appetibile anche per ex forzisti come Renato Brunetta, Guido Crosetto o Maurizio Sacconi, che non digeriranno mai l’appoggio al governo di Mario Monti e tanto meno una santa alleanza in nome del bene nazionale che unisca l’attuale maggioranza di Pd, Pdl e Udc. Non a caso, oggi sulla pagina twitter del Fli Carmelo Briguglio si legge: “Rinasce Forza Italia ? E se per l’Italia rifacessimo tutti con Gianfranco Fini una nuova An, una grande destra politica senza Berlusconi?”. Il problema, però, sembra essere proprio Fini. Difficile che gli ex An possano convivere con lui, come è impensabile un ritorno all’ovile dei futuristi. Sempre che, a facilitare la scelta di una reunion, non siano i soldi che dovrebbero ritornare nelle casse della vecchia An. E che potrebbero garantire una fantastica campagna elettorale.

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