“Tornando indietro, rifarei quello che ho fatto, magari rialzando lo stesso dito”. Gianfranco Fini, durante l’assemblea nazionale di Fli a Roma, non rimpiange la scelta di aver rotto con il Cavaliere, anzi esclude in maniera categorica che il suo partito possa allearsi con il Pdl (e con la Lega). “Che il dominus sia Alfano o Berlusconi, la prospettiva del Pdl di un’alleanza con la Lega che contrasta e ha contrastato Monti per noi è impraticabile”. Infatti per il leader di Fli è “molto grave” l’atteggiamento di chi mira a indebolire il governo, come fa secondo Fini anche il suo ex partito che “ha sbandamenti e oscillazioni che finiscono per riguardare tutto il sistema politico”. Per Futuro e Libertà anticipare le elezioni politiche sarebbe una “catastrofe” perché andrebbe contro l’interesse nazionale, quello per cui i fuoriusciti dal Pdl si sono “assunti la responsabilità di aprire una nuova fase”. In ogni modo le elezioni prima o dopo si terranno e l’ex segretario del Msi si sente da oggi in campagna elettorale. Fini le vuole affrontare, in autunno con una “assemblea dei mille e in primavera, quando ci saranno le elezioni, a essere motore promotore di un nuovo polo riformatore”. A riguardo si augura che nella prossima legge elettorale sia dato ampio spazio alle donne con  “il cinquanta per cento di genere femminile ma senza quote”.

Il progetto che hanno in mente  quelli di Fli non è limitato alla sola penisola, ma all’intera Unione Europea: ”Oggi l’interesse nazionale coincide non con lo sciagurato ritorno alla lira, ma con la ulteriore cessione di sovranità, con gli Stati Uniti d’Europa, la conferma dell’Europa. Serve una unica politica bancaria e fiscale”. 

Poi il leader di Fli passa ad alcune riflessioni sul proprio movimento politico: “I motivi di ottimismo per le sorti del paese e le sorti della nostra creatura politica prevalgono sullo scetticismo”. Fini ammette che alle scorse amministrative il suo partito ha vissuto “una condizione di marginalità e in certi casi di ininfluenza” e le ragioni secondo lui vanno ricercate in due fattori. Il primo, colto da Fli con sorpresa, è stata la crescita dell’astensionismo, la seconda l’oggettiva difficoltà dei partiti (con diversi gradi) e dell’ascesa con risultati a due cifre del Movimento di Grillo, “che è la riprova della sfiducia”. Al Movimento 5 stelle Fini dedica alcune riflessioni: “Non abbiamo intercettato un solo voto tra gli astenuti e chi ha votato Grillo”. Il Movimento da Fli è considerato “il termometro che registra una febbre molto alta” perché c’e’ una sfiducia nella politica dove “i partiti vengono considerati come negativi”. 

Dopo la parentesi “interna” Fini torna sull’attualità, proponendo una legge elettorale uninominale con maggioritario secco, senza listini proporzionali. Mentre sulle riforme costituzionali volute dal Pdl da Fli arriva una bocciatura secca: “Non si scherza con l’equilibrio tra poteri e con la Costituzione. In Francia la riforma semipresidenzialista, che è da guardare con grande attenzione, non è certo frutto di un baratto”. Il mercanteggio a cui si riferisce è l’asse che secondo lui si sta venendo a creare fra Pdl e Lega che vorrebbero fare grandi riforme “con una maggioranza risicata”, ma avverte “alla Camera Fli è determinante quindi non ci presterermo a baratti”. 

Infine da Fli ribadiscono alcune proposte di legge, ormai divenute cavalli di battaglia del partito: coppie di fatto e cittadinanza agli stranieri. Per il primo punto Fini si augura che venga definito un quadro giuridico per i diritti e i doveri di “quelle unioni stabili tra due persone diverse dal matrimonio”. Sul secondo punto, l’appiglio viene dai successi della nazionale: “I figli degli immigrati non sono solo un problema ma sono una risorsa, sono una ricchezza. Riscriviamo la legge sulla cittadinanza, facciamolo ora che la generazione Balotelli va”.  

Articolo Precedente

Lega Nord, a congresso dopo 10 anni. Dal ‘mafioso di Arcore’ alle ‘scope’ di Maroni

next
Articolo Successivo

Ai parlamentari piace l’olio d’oliva?

next