Dopo più di dieci anni l’Italia ha ratificato la convenzione penale di Strasburgo sulla corruzione, firmata nel 1999. Il testo già approvato al Senato con 441 sì e tre astenuti ha ottenuto l’ok della Camera con 424 voti a favore e un astenuto. Il Fatto lanciò nel 2010 una proposta di legge anti-corruzione che si inseriva proprio nella cornice della convenzione di Strasburgo.

La convenzione è entrata in vigore, per gli stati che l’hanno ratificata il primo luglio 2002. Il suo scopo è quello di coordinare l’azione penale contro diverse pratiche legate alla corruzione: corruzione attiva e passiva di pubblici ufficiali, di parlamentari, di privati, di funzionari internazionali, di giudici e funzionari di tribunali. Sono inseriti anche i reati di traffico di influenze attivo e passivo, riciclaggio dei proventi della corruzione e quelli contabili (fatture, falso in documenti contabili, ecc.) connessi alle tangenti. Prevede inoltre ulteriori misure nel campo del diritto penale e una migliore cooperazione internazionale per perseguire questi reati.

Gli Stati devono prevedere sanzioni e misure efficaci e dissuasive, compresa la privazione della libertà, fino all’estradizione. Le persone giuridiche saranno anch’esse penalmente responsabili per i reati commessi per avvantaggiarle e potranno essere loro inflitte efficaci sanzioni penali o civili, comprese delle sanzioni pecuniarie. La Convenzione prevede una maggiore cooperazione internazionale (mutua assistenza, estradizione e scambio di informazioni) ai fini delle indagini e dell’incriminazione per dei reati di corruzione.

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