Quando accade un disastro naturale e terribile, a molti viene spontaneo dare il proprio aiuto. Nel caso del terremoto in Emilia Romagna, è possibile ad esempio inviare un sms alla protezione civile per donare due euro. Per rendere l’iniziativa più efficace sarebbe opportuno diffondere in tempo reale l’ammontare totale di contributi fino a quel momento ricevuti. Perché secondo studi recenti sapere che gli altri hanno contribuito alla causa comune induce il singolo individuo a essere più generoso. E aiuta a fermare l’attenzione su quel tema, a farlo diventare più saliente. 

di Riccardo Puglisi, 31.05.2012, lavoce.info

Quando accade un disastro naturale e terribile come un terremoto, a molti viene spontaneo dare il proprio aiuto, in forme diverse che vanno dal volontariato diretto all’invio di denaro. Nel caso del terremoto in Emilia Romagna, è possibile ad esempio inviare un sms al numero 45500 della protezione civile per donare due euro (tra parentesi: fatelo)

Come scatta l’altruismo
Si può riflettere lungamente sulla natura dell’altruismo umano, ma in questi casi bisogna essere pragmatici e trovare modi che aumentino in maniera significativa i contributi da parte dei cittadini. Qui propongo una soluzione semplice, che sembra supportata da buona e rigorosa evidenza empirica: l’idea è quella di seguire l’approccio di Telethon e diffondere in tempo reale – ad esempio attraverso una scritta in sovraimpressione trasmessa durante i programmi televisivi – l’ammontare totale di contributi ricevuti. Tale informazione dovrebbe indurre un aumento nelle donazioni future, specialmente da parte di chi non ha ancora contribuito. È questo il risultato di un recente esperimento sul campo effettuato da Jen Shang e Rachel Croson. (1)

Dal punto di vista teorico non è chiaro se gli atti altruistici compiuti da altri individui verso una causa comune inducano a diminuire o aumentare il mio contributo individuale. Se mi interessa l’ammontare totale ricevuto e non il mio contributo in se stesso, allora quelli altrui sono un perfetto sostituto rispetto al mio, da cui consegue un effetto di spiazzamento totale: un euro in più da parte degli altri mi induce a versare un euro in meno.
Vi sono però modelli alternativi secondo cui il mio contributo è in una relazione di complementarietà con i contributi altrui. I risultati nel pezzo di Shang e Croson supportano per l’appunto questa seconda classe di modelli, secondo cui sapere che gli altri hanno contribuito alla causa comune mi induce a essere più generoso. Per quale motivo? In realtà i motivi plausibili sono più di uno.

In primis
, potrebbe innescarsi un meccanismo di reciprocità: ho voglia di donare se gli altri fanno altrettanto. Oppure può giocare un ruolo la voglia di conformismo: se gli altri donano non voglio apparire diverso ed essere giudicato negativamente dal punto di vista sociale. Un terzo meccanismo ha senso in una situazione di informazione incompleta, in cui non so esattamente se una certa causa comune (o un certo ente benefico) è di buona qualità e dunque meritevole del mio sostegno: il fatto che altri diano un contributo può segnalare questa buona qualità della causa o dell’ente benefico.

Aggiungo una quarta motivazione, di carattere informativo/mediatico: la mente umana è occupata da mille temi che necessitano di attenzione, che ahinoi risulta essere una risorsa limitata. Fornire informazioni sulla causa comune e sull’ammontare finora ricevuto rende più saliente il tema, cioè induce gli individui ad attribuirvi maggiore importanza.
A questo proposito, forse non basta dare l’informazione sul numero di sms (45500), ma è mediaticamente molto più efficace mostrare la performance delle donazioni totali, e – perché no – Regione per Regione, così da innescare una gara benefica.

(1) Jen Shang e Rachel Croson (2009). “Field Experiments in Charitable Contribution: The Impact of Social Influence on the Voluntary Provision of Public Goods.” Economic Journal, 119: 1422-1439, disponibile qui. 

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